SYDNEY - Un denso fumo continua a ricoprire il cielo di Sydney a causa degli incendi che continuano a infuriare non lontano, tanto che le autorità sanitarie del NSW hanno emanato preoccupati appelli alle persone più a rischio affinché non escano di casa.
Secondo le ultime rilevazioni la qualità dell’aria in nove quartieri della metropoli è di 12 volte superiore al livello di guardia, rendendo arancione il cielo cittadino. La concentrazione di fumo è così alta che in molti casi ha innescato l’azione degli allarmi antifumo portando all’evacuazione di interi edifici, compreso il quartier generale dei Servizi rurali antincendio.
“Le condizioni sono diventate estremamente pericolose. Le persone più vulnerabili sono quelle con disturbi cardiaci e problemi polmonari. Costoro dovrebbero evitare il più possibile di uscire all’aperto”, ha avvertito il portavoce di NSW Health, dottor Richard Broome. Migliaia di lavoratori edili hanno cessato ogni attività lavorativa nei cantieri. Nel contempo, sono stati anche cancellati tutti gli eventi sportivi in programma nei prossimi giorni.
A nord di Sydney, almeno otto roghi boschivi si sono uniti per formare un unico mega-fronte del fuoco che sta bruciando a nord della città più popolosa del Paese. Già distrutte centinaia di case; e le autorità hanno dovuto ammettere che non ce la faranno a domare le fiamme e che possono sperare unicamente nel miglioramento delle condizioni meteorologiche.
Il rogo sta bruciando su un’area di circa 300mila ettari, una zona di circa 60 chilometri di diametro, a un’ora circa di strada da Sydney.
“Non possiamo fermare questi incendi; continueranno a bruciare fino a quando le condizioni non miglioreranno e proveremo a fare il possibile per contenerli”, ha spiegato all’emittente pubblica ABC il ‘numero due’ dei vigili del fuoco del New South Wales, Rob Rogers. “La cosa migliore che possiamo fare è proteggere come possiamo le proprietà e le persone”.
Finora più di 600 case sono state distrutte e sei persone sono morte. Il bilancio delle vittime è inferiore a quello del 2009, l’anno più letale, quando sono morte quasi 200 persone.
Ma la dimensione delle aree devastate quest’anno è sproporzionata rispetto agli anni precedenti.