TEL AVIV - "La morte di Yahya Sinwar deve ora spingere verso il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il ritorno degli ostaggi”, è il messaggio recapitato dal presidente americano al premier israeliano Benjamin Netanyahu. Bisogna “rendere questo momento anche un’opportunità per cercare una via verso la pace, un futuro migliore a Gaza senza Hamas”, ha affermato il capo della Casa Bianca da Berlino, celebrando l’uccisione dello stratega dietro l’attacco del 7 ottobre 2023 come un “momento di giustizia”.  

Pressioni in questo senso sono arrivate anche dalla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, secondo la quale “questo potrebbe essere un punto di svolta per raggiungere un cessate il fuoco, liberare gli ostaggi e far arrivare più aiuti a Gaza”. Una convinzione condivisa da molti anche in Israele, non solo dai familiari degli ostaggi, ma anche dal presidente Isaac Herzog: “Si è aperta una significativa finestra di opportunità, tra cui la promozione del ritorno degli ostaggi e l’eliminazione di Hamas”, ha fatto sapere il suo ufficio, dopo un incontro con Netanyahu. 

Il premier ha convocato per oggi una riunione speciale del gabinetto di sicurezza per discutere gli sforzi volti a raggiungere un accordo sugli ostaggi. Alla riunione presso il quartier generale militare di Kirya a Tel Aviv sono chiamati a partecipare ministri e funzionari della sicurezza. 

Intanto la guerra prosegue, non solo a Gaza e in particolare nel nord della Striscia, dove si sono intensificati gli attacchi israeliani, ma anche in Libano. L’Idf (Forze di difesa israeliane) ha deciso di reclutare un’altra brigata di riservisti da dispiegare sul fronte settentrionale, che “consentirà la continuazione dello sforzo di combattimento contro Hezbollah e il raggiungimento degli obiettivi della guerra, incluso il ritorno sicuro dei residenti del nord alle loro case”.  

Le sirene sono risuonate nel nord di Israele e l’Idf ha fatto sapere che sono stati sparati circa una sessantina di razzi dal Libano oggi. Il capo di Stato maggiore Herzi Halevi, visitando il sud del Paese dei Cedri con i comandanti della brigata Golani, ha riferito di “grandi danni”, sostenendo che “l’intera catena di comando è stata spazzata via”. Inoltre, “Hezbollah sta nascondendo il conteggio delle vittime, (il numero di) comandanti morti”, ha aggiunto, indicando una stima di 1.500 combattenti sciiti caduti finora.  

Da Beirut, dove avrebbe successivamente ricevuto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier libanese Najib Mikati ha respinto la posizione iraniana, che ieri si era detta pronta a negoziare con la Francia sulla risoluzione 1701, definendola “un’ingerenza palese negli affari libanesi e un tentativo di stabilire una tutela sul Libano che rifiutiamo”.