OTTAWA – Lo scontro tra Donald Trump ed Emmanuel Macron sull’Iran, l’appoggio incondizionato della Germania alle posizioni israeliane in Medio Oriente, la possibilità di un coinvolgimento di Berlino e Washington nel conflitto tra Teheran e Tel Aviv.

La richiesta del presidente ucraino Zelensky di maggiore sostegno da parte degli alleati, la divisione tra i Grandi sulla necessità di porre maggiore pressione nei confronti di Mosca, con un nuovo pacchetto di sanzioni. Immagini, fotogrammi del vertice di Kananaskis, protagonista il grande assente nell’ultima giornata, il presidente americano che ha lasciato anticipatamente il Canada per riunire nella Situation Room il team di Sicurezza nazionale.

Alla cena dei leader, prima della partenza di Trump per Washington, era stato trovato l’accordo (determinanti le pressioni del premier canadese Mark Carney, padrone di casa del summit e, raccontano fonti del G7, anche la mediazione della premier Meloni) per chiedere una de-escalation della tensione tra Iran e Israele. Dopo una trattativa sul testo durata per giorni, con Washington che ha spinto perché il documento contenesse garanzie sulla posizione israeliana. Ma la distanza è rimasta.

“Se Trump ha cambiato idea io non sono responsabile, il presidente francese parla per la Francia. Ho detto che era una cosa positiva che andasse a discutere e non cambio idea, la Francia ha una posizione chiara da anni”, ha spiegato Macron ai giornalisti. Il riferimento è all’attacco dell’inquilino della Casa Bianca nei suoi confronti: “Che lo faccia intenzionalmente o meno, Emmanuel sbaglia sempre”, aveva sottolineato Trump, accusando l’inquilino dell’Eliseo di “ricerca di visibilità”, perché aveva “erroneamente affermato che [Trump] ha lasciato il vertice del G7 in Canada per tornare a Washington e lavorare a un ‘cessate il fuoco’”.

Trump sul conflitto con l’Iran tira dritto, vuole una “resa incondizionata”, non esclude di usare asset militari Usa per colpire le strutture nucleari iraniane. Sulla stessa lunghezza d’onda il cancelliere tedesco Friederich Merz: Israele sta facendo “il lavoro sporco per tutti noi” in Iran, se Teheran “non fa marcia indietro, la completa distruzione del programma nucleare iraniano è all’ordine del giorno”. “Qualsiasi tentativo di cambiare il regime porterebbe al “caos”, la tesi, invece, di Macron. Se Berlino e Washington valutano di intervenire, gli altri leader sono più cauti. Gli “attacchi di Israele contro impianti nucleari civili in Iran sono illegali e stanno spingendo il mondo verso una catastrofe nucleare”, il monito della Russia.

Sensibilità diverse tra i leader del G7 anche su altri dossier, a partire proprio dalla possibilità di aumentare le pressioni su Mosca. Il primo ministro canadese Carney ha annunciato nuove sanzioni e nuovi aiuti per due miliardi di dollari canadesi, anche la Francia invoca una nuova stretta finanziaria ma non c’è un’unità di vedute dei Grandi per andare in questa direzione. Mentre Zelensky, premettendo di voler aprire ai negoziati, è arrivato a Kananaskis per auspicare un sostegno maggiore da parte degli alleati. 

Al G7 si è tenuta una sessione su un’Ucraina forte e sovrana, ma anche per i tanti appuntamenti del G7 (erano presenti anche i leader di Australia, Brasile, India, Corea del Sud, Messico, Sudafrica, Onu e Banca mondiale) è saltato l’incontro che Zelensky avrebbe dovuto tenere con i leader di Francia, Regno Unito e Germania. Mentre Trump nella sua partecipazione al summit non ha fatto alcun cenno al sostegno a Kiev.