Le due metà del cielo non sono, ovviamente, separate da compartimenti stagni; tuttavia il giornale ritiene necessario includere una sezione speciale dedicata alle signore nelle otto pagine di cui consta il primo numero. “Momenti nostri” di Gianna è la prima di una serie di rubriche che danno voce alla sensibilità delle donne. Spesso, a esservi trattati sono gli stessi temi che occupano altre pagine del giornale - come l’emigrazione e il difficile processo di inserimento in una società nuova –, raccontati però da un’angolatura interiorizzata, e visti attraverso la dimensione del privato. 

Molto eloquente il primo articolo pubblicato nell’ambito della rubrica: “Vecchi e nuovi, tutti gli emigranti hanno avuto la loro parte di peripezie”. Nella stessa pagina sono pubblicati un oroscopo e consigli pratici per la casalinga, incluse istruzioni di taglio e cucito. Gli argomenti trattati nella rubrica di Gianna sono quelli che venivano tipicamente associati al mondo femminile – i sentimenti e le relazioni nell’ambito familiare, le molte sfaccettature dell’arte di amministrare una casa, le ricette, la moda e il fai-da-te. Non può mancare però l’esperienza migratoria, da elaborare al femminile: scorrendo le pagine curate da “Gianna” ci si imbatte spesso in titoli come “Avere una casa propria è diritto di ogni donna” (il riferimento qui è ai risultati conseguiti dagli emigranti italiani, che “suscitano la meraviglia degli australiani”); “Assimiliamoci ma difendiamo le nostre virtù e qualità morali”; “La nostalgia della Patria non deve renderci infelici”. E ancora, “L’odissea delle donne italiane nelle fabbriche”, in cui l’autrice si sofferma sulle “delusioni e umiliazioni” che caratterizzano ‘l’iniziazione’ al lavoro nel Paese d’adozione. 

Care amiche mie - scrive Gianna -, il lavoro qui non ci costa soltanto fatica e sacrificio, ma molto di più. Ecco perché la busta paga ha tanto valore in Australia, ecco perché siamo così orgogliose di portarla a casa”. Una constatazione che deve avere molta risonanza fra le lettrici in un periodo in cui frotte di italiane d’Australia cercano di migliorare la propria condizione trovandosi un’occupazione in fabbrica, come ci dicono le numerosissime inserzioni destinate a macchiniste e tagliatrici, filatrici tessili, orlatrici, magliaie e rifinitrici, oltre naturalmente a segretarie, dattilografe, commesse.

La pagina per le lettrici contiene sezioni di giardinaggio, cucina, consigli sull’educazione dei figli; coi mesi, si affiancano anche le cronache mondane: un prototipo di quella che diventerà la sezione “Rivista”, tuttora pubblicata dal giornale. “Gianna”, “Laura”, “Gigliola”, “Anita”: nel corso degli anni Sessanta, sono diverse le curatrici della finestra aperta sul mondo femminile. Che il giornale sia ben consapevole di non rappresentare esclusivamente gli uomini ce lo dice, tuttavia, anche la pubblicità. Perché la donna, in quegli anni come oggi, non è forse il ‘bersaglio’ indiscusso della pubblicità? E la scelta di elettrodomestici, alimenti, medicinali, abbigliamento per entrambi i sessi non era forse l’onere-onore delle ‘regine’ del focolare domestico?

Immancabili, nelle pagine in ‘rosa’ dei primi anni de Il Globo, le réclame di abiti da sposa e anelli da fidanzamento. Alle signore sono poi espressamente dedicate le fotografie di capi alla moda, riprodotti spesso anche in terza pagina. 

Fra gli anni di “Gianna” e quelli di “Anita” intercorrono grandi cambiamenti nella condizione delle italiane emigrate che si riflettono nei contenuti delle rispettive rubriche. La voce di “Anita” è quella, forse più sicura di sé, di una donna che ormai osserva e giudica l’ambiente in cui vive. E un giudizio molto netto viene espresso sicuramente in un articolo pubblicato alla fine del 1969. “In Australia non esiste la donna matura”, è il titolo. Nel Quinto continente, si osserva, “ci sono due tipi di donne: le giovani e le vecchie. La donna matura, nel fiore dell’età, della maturità, quasi non esiste, poiché lo sforzo per mantenersi adolescenti è tale che ha completamente eliminato questo stadio così importante, completo e interessante che è proprio quello della donna dopo i trenta”. “La donna australiana è diversa dalla donna europea”, si ribadisce, spiegando che “la bella donna matura, sicura di sé, del proprio fascino, conscia della propria femminilità (…) qui non esiste, poiché non ha tempo di maturare, in questo frenetico tentativo di essere glamour”. La donna locale “sorride sempre o meglio ride sempre anche se non c’è motivo, perché socialmente bisogna essere allegre ed il ridere fa giovane”. E “quando è proprio vecchia cambia, ma solo il colore dei capelli (…), segue corsi di dizione per diventare presidentessa di qualche associazione e porta cappellini con fiori sempre più colorati, perché la primavera deve sempre essere presente. Ma in tutta questa mascherata trascura il fattore più importante, la propria spontaneità e la propria femminilità, perché per queste cose ancora non sono stati aperti dei corsi”. Il giudizio espresso, forse sin troppo lapidario, non può riguardare esclusivamente il mondo femminile: si estende al “modo” di essere, mira al cuore della società.

Dalla penna di Gianna ai testi divulgativi della dottoressa Alessandra Graziottin, gli spazi al femminile de Il Globo

Anche negli anni Settanta, sia pure ad intermittenza, Il Globo include fra le sue pagine uno spazio dedicato alle donne. A mantenere per molto tempo una finestra di dialogo con le lettrici è Elena Moglia, curatrice di una rubrica settimanale inaugurata nel giugno del 1971. Lanciando la nuova iniziativa, la giornalista si rivolge idealmente a “noi, italiane d’Australia”: “Noi, che ci siamo portate dietro un bagaglio di abitudini, gusti, tradizioni che qui trovano interesse e curiosità ma non riscontro – abitudini, gusti e tradizioni di cui non vogliamo e non proviamo neppure a liberarci”, afferma. 

La sua pagina sarà inglobata nella nuova sezione “Rivista”, inaugurata nel settembre del 1975 e destinata ad attrarre – visti molti dei suoi contenuti - soprattutto il pubblico delle lettrici. Col tempo, si affievolirà la presenza di temi legati all’identità culturale: la battaglia si è spostata sulla parità dei diritti, un dibattito ancora attuale che travalica e abbatte i confini del mondo “rosa”. La “Rivista”, però, resta. Si parla ancora, fra gli altri argomenti, di pentole fumanti e di rossetti: non più strumenti di sopravvivenza, sono diventati i piccoli grandi piaceri delle donne di oggi. 

Grazie a una preziosa collaborazione con la dottoressa Alessandra Graziottin, da marzo 2007 inizia un appuntamento settimanale con la rubrica “Passioni e solitudini”. Medico specializzato in ginecologia e oncologia oltre che psicoterapeuta, Graziottin visita Melbourne quell’anno per una serie di conferenze sui problemi della coppia e la malattia. I temi affrontati puntualmente ogni settimana nella sezione “Commenti” sono disparati e non riguardano solo le lettrici ma anche uomini, adolescenti e bambini. Si parla di prevenzione e psicologia, sessualità e cervello, informando e divulgando un sapere accumulato nel corso della lunga carriera.