CANBERRA - Il governo federale intende rafforzare le norme sull’immigrazione per impedire che persone con posizioni antisemite o razziste possano entrare o stabilirsi in Australia, decisione che arriva in seguito all’attacco terroristico di Bondi durante le celebrazioni dell’Hanukkah.

L’annuncio è stato dato dall’assistente ministro all’Immigrazione Matt Thistlethwaite, che ha confermato una revisione delle politiche migratorie nei prossimi giorni e settimane.

Ospite di ABC, Thistlethwaite ha spiegato che l’obiettivo è verificare se gli strumenti attuali siano adeguati a individuare e fermare persone che “nutrono visioni antisemite o razziste e che potrebbero incitare alla violenza”, assicurando che individui con tali profili non possano migrare in Australia. La revisione farà parte della risposta complessiva del governo all’attacco di domenica.

Il tema si inserisce in un clima politico già teso. Il ministro israeliano per gli Affari della diaspora, Amichai Chikli, ha collegato la strage di Bondi a slogan scanditi durante una grande manifestazione filo-palestinese sul Sydney Harbour Bridge lo scorso agosto. Parlando a una commemorazione presso la sinagoga Chabad Bondi, Chikli ha sostenuto che l’attacco fosse prevedibile, citando frasi come “globalise the intifada” e “from the river to sea” come segnali di un clima che avrebbe favorito la radicalizzazione.

Sul fronte interno, l’ex ministro del Tesoro liberale Josh Frydenberg ha rilanciato la richiesta di una Royal Commission sull’antisemitismo, chiedendo “responsabilità e azione” da parte del governo. “Abbiamo il diritto di vivere in questo Paese liberi da intimidazioni, odio e molestie”, ha detto, mettendo in dubbio la capacità dell’esecutivo di affrontare il problema senza un’inchiesta formale.

I vertici laburisti hanno però respinto l’ipotesi di una Commissione reale, sostenendo che la priorità sia indagare sull’attacco e prevenire nuovi episodi. Il ministro degli Interni Tony Burke ha avvertito che le Commissioni reali comportano ritardi e che il Paese non può permetterseli in una fase così delicata. Una posizione condivisa dal deputato laburista ebreo Mark Dreyfus, ex procuratore generale, secondo cui è più urgente accelerare l’attuazione delle raccomandazioni dell’inviata speciale contro l’antisemitismo, Jillian Segal.

Burke ha difeso l’azione del governo, ricordando le leggi contro l’incitamento all’odio e i simboli dello stesso, oltre a un approccio più severo nella cancellazione dei visti. “Quando qualcuno prende di mira una parte della comunità australiana, questo conta”, ha detto, aggiungendo di non aver dato priorità alle obiezioni sulla libertà di espressione in casi di vilificazione.

Intanto emergono dettagli sull’attacco. La polizia ha trovato due bandiere artigianali dello Stato Islamico in un’auto collegata a uno degli attentatori, Naveed Akram, 24 anni, nato in Australia. Suo padre Sajid, 50 anni, arrivò nel Paese nel 1998 con un visto studentesco, poi convertito in visto partner nel 2001.

Dati che alimentano il dibattito su controlli, visti e prevenzione, mentre il governo prepara una stretta che punta a usare la leva migratoria come strumento di sicurezza nazionale.