BUENOS AIRES – Domenica scorsa il governo argentino ha annunciato l’introduzione di provvedimenti volti a limitare la circolazione dei capitali e la crescita dell’inflazione. In particolare, gli argentini non potranno più cambiare la moneta nazionale in dollari americani e sono stati imposti limiti alla possibilità di trasferire capitali fuori dal Paese. 
Queste decisioni sono state introdotte tramite un decreto presidenziale volto a garantire il funzionamento dell’economia e la sostenibilità del debito pubblico. Il decreto presidenziale stabilisce che le persone fisiche non potranno acquistare valuta estera per importi superiori ai 10.000 dollari e che non si potranno trasferire fondi verso l’estero per cifre superiori a 10.000 dollari. 
Inoltre, le società dovranno chiedere l’autorizzazione della Banca centrale argentina per acquistare valuta straniera e trasferire  i propri utili all’estero. Le imprese esportatrici dovranno cambiare in peso argentini i dollari ottenuti vendendo i loro prodotti all’estero.
Tutte queste misure saranno valide fino alla fine dell’anno. Il loro scopo è limitare la possibilità di vendere pesos – una pratica comune in momenti di incertezza ma che rischia di far calare ulteriormente il valore della moneta nazionale. Simili misure erano state imposte durante la crisi del 2012. 
La situazione ha spinto il governo a chiedere al Fondo monetario internazionale di rinviare le scadenze per la restituzioni dei prestiti: lo scorso anno, il governo argentino aveva infatti ottenuto una sovvenzione internazionale pari a 57,1 miliardi di dollari. 
La crisi economica argentina si è aggravata nelle ultime settimane, dopo che il presidente in carica, Mauricio Macri, era stato sconfitto alle primarie per le prossime elezioni presidenziali. Nel 2015 Macri aveva vinto promettendo di far ripartire l’economia attraendo investimenti internazionali. Una promessa che non si è mai realizzata: la popolarità di Macri è diminuita e la sconfitta alle primarie ha avuto conseguenze pesanti sui mercati, con il peso che ha perso 30% del suo valore rispetto al dollaro.
Nel primo trimestre del 2019 la povertà in Argentina è arrivata a interessare il 34,1% della popolazione, l’economia si è contratta del 5,8% e il tasso di inflazione è uno dei più alti al mondo. Il Paese è, insomma, in recessione. 
Molti osservatori ritengono che le misure volte a limitare i cambi e la migrazione dei capitali verso l’estero potrebbero avere un impatto molto negativo sugli investitori, che hanno già poca fiducia nelle istituzioni finanziarie argentine.