BUENOS AIRES – Il governo nazionale ha ufficializzato, tramite il Decreto 563/2025, l’eliminazione totale delle ritenute per le esportazioni di minerali, ferro e metalli, firmato dal presidente Javier Milei e dai ministri Guillermo Francos e Luis Caputo.

La norma beneficia 231 prodotti minerari, tra cui rame, zinco, piombo, rocce da applicazione e pietre semipreziose, ma mantiene un’aliquota del 4,5% per litio e argento.

Viene inoltre abrogato il “Registro facoltativo delle esportazioni di rame” (Decreto 308/2022), mai applicato.

L’esecutivo ha motivato la misura con il potenziale economico del settore, sostenendo che l’attività mineraria è il quinto complesso esportatore argentino e rappresenta l’80% delle vendite all’estero di Jujuy, San Juan, Catamarca e Santa Cruz. Inoltre, ha affermato che esiste un divario regionale: in paesi come Cile o Perù, il settore contribuisce al 10% del Pil, rispetto all’1,2% in Argentina.

Il governo di Javier Milei ha evidenziato il ruolo strategico dell’Argentina nella transizione energetica globale, data l’abbondanza di minerali critici (rame, nichel) per le tecnologie verdi. Il decreto afferma che l’eliminazione delle ritenute “non compromette in modo significativo il gettito” e in compenso permette di attrarre investimenti, come il progetto da 2,5 miliardi di dollari per il litio a Salta, annunciato questa settimana.

La misura ha suscitato reazioni contrastanti: i governatori delle regioni minerarie hanno accolto con favore la decisione, prevedendo la creazione di posti di lavoro e la riattivazione di progetti. Al contrario, assemblee ambientaliste e Ong come “No a la Mina” (No alla miniera) hanno denunciato un “saccheggio coloniale”, sostenendo che approfondisce un modello “estrattivista e devastante” senza benefici locali.

La norma arriva una settimana dopo la riduzione delle ritenute agricole e in un contesto di opposizione parlamentare a parti del piano economico. Uno studio della Borsa di Commercio di Rosario, relativo alle riduzioni agroindustriali, ha stimato che misure simili potrebbero generare 28,8 miliardi di dollari aggiuntivi nella produzione agricola in un decennio, proiezione che il governo estende anche al settore minerario.