ROMA - All’indomani del coro quasi unanime di entusiasmo per la “disfatta” del centrosinistra al referendum (vedi servizio a pagina 4), la maggioranza si scopre divisa su due fronti cruciali: terzo mandato e fisco. Il contrasto più evidente si è consumato proprio sulle tasse, con un botta e risposta tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Lo scontro è avvenuto pubblicamente agli Stati generali dei Commercialisti, dove la Premier è intervenuta, a sorpresa, di persona.
Attesa fino alla sera prima solo in videocollegamento, Meloni si è presentata invece al centro congressi La Nuvola, all’Eur, dove tra gli applausi ha annunciato l’intenzione di “concentrarci sul ceto medio”, definito come “la struttura portante del sistema produttivo italiano, spesso la più colpita dal peso del carico tributario”. L’obiettivo, ha detto, è “tendere la mano a milioni di persone che si sono sentite vessate dal fisco”. Un messaggio che ha incontrato l’approvazione di Forza Italia, per cui “l’attenzione al ceto medio è da sempre una priorità”.
Presente in sala, il ministro Giorgetti ha ascoltato ma non è intervenuto dal palco, come previsto inizialmente. Ai cronisti si è limitato a dire, freddamente: “Ci sono ancora due anni e mezzo” per pensare a un eventuale taglio fiscale per il ceto medio. Parole che non nascondono il gelo interno, anche perché il taglio dell’Irpef, che costerebbe tra i tre e i quattro miliardi, rischia di entrare in rotta di collisione con la cosiddetta “pace fiscale”, cavallo di battaglia della Lega.
Non a caso, poco dopo, è arrivata una nota di Matteo Salvini: “Per la Lega e per il governo, una giusta, attesa e definitiva pace fiscale, una rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che bloccano l’economia del Paese, è una priorità, anzi un’emergenza”.
Altro tema divisivo il terzo mandato. Forza Italia resta contraria, anche dopo l’apertura di Fratelli d’Italia a una norma che consentirebbe al governatore del Veneto, Luca Zaia, di ricandidarsi. Il tema sarà affrontato durante il prossimo Consiglio federale della Lega, con all’ordine del giorno anche le elezioni regionali d’autunno. Per ora, nessun passo avanti significativo sui candidati del centrodestra nelle cinque Regioni al voto, salvo la probabile ricandidatura di Francesco Acquaroli nelle Marche. Ma è dal Veneto che parte la vera partita, legata proprio alla possibilità per Zaia di ricandidarsi. Il tempo per approvare una norma ad hoc è però molto limitato. Esclusa la strada del decreto, si valuta l’inserimento di un emendamento in un provvedimento già in discussione, purché compatibile, ad esempio in materia di enti locali, e al riparo dal rischio di inammissibilità. Per riuscirci servirebbe la compattezza dell’intero centrodestra, compresa Forza Italia, che intanto apre un nuovo fronte di attrito con la Lega anche sul tema della cittadinanza. Sulla questione, Tajani ha rilanciato la proposta azzurra dello ius scholae: “Non devo chiedere il permesso in Parlamento per presentare una legge. In politica si discute. Io non do ordini e non ne prendo”.