CANBERRA - Si temono dazi fino al 20% su tutte le esportazioni australiane verso gli Stati Uniti, sebbene il governo sottolinei l’incertezza sul risultato finale.

Avendo escluso l’imposizione di dazi reciproci, il governo sta valutando diverse risposte a una “decisione avversa” da parte degli Stati Uniti, incluso il ricorso alla World Trade Organisation (WTO), come già fatto con la Cina durante le dispute commerciali legate alla pandemia.

Non è stata ancora presa una decisione definitiva e il governo attende l’annuncio di domani prima di delineare la sua reazione. Interpellato sulla possibilità di un’azione presso il WTO, il primo ministro Anthony Albanese ha evitato di confermare o smentire, affermando di non voler entrare nel campo delle “ipotesi” prima dell’annuncio ufficiale.

“Non voglio anticipare la decisione che gli Stati Uniti prenderanno nei prossimi giorni”, ha dichiarato Albanese. “Quello che posso dire è che siamo pronti a ogni eventualità e ribadisco che i dazi rappresentano un atto di autolesionismo economico per chi li impone”.

Albanese ha inoltre sottolineato l’importanza di diversificare ulteriormente le relazioni commerciali dell’Australia. In passato, aveva ribadito che le politiche australiane non sono oggetto di negoziazione e ha difeso la mancata conversazione con Trump a febbraio, affermando che “le telefonate avvengono quando ci sono accordi”.

L’Australia non impone dazi sulle importazioni dagli USA e ha un accordo di libero scambio di lunga data con Washington. Il primo ministro ha minimizzato l’importanza del mercato statunitense per l’economia australiana, sottolineando che le esportazioni verso gli USA rappresentano meno del 5% del totale.

A differenza dei dazi cinesi, che hanno colpito duramente i produttori australiani di vino e aragoste, le tariffe di Trump potrebbero essere più leggere e applicate a più paesi, riducendo il rischio di un’immediata perdita di accesso al mercato statunitense.

Il ministro del Commercio, Don Farrell, ha informato dozzine di gruppi del settore agroalimentare e industriali, e continuerà i colloqui con i rappresentanti del settore della carne rossa in previsione dell’annuncio. Le principali esportazioni australiane verso gli USA includono carne bovina, pietre preziose e prodotti farmaceutici.

“Ho difeso l’Australia quando hanno imposto dazi su alluminio e acciaio - ha dichiarato Albanese -. Continuerò a farlo e ribadisco che non scenderemo a compromessi su PBS, biosicurezza e Media Bargaining Code”.

Sebbene il governo federale attenda l’annuncio ufficiale prima di decidere una risposta formale, il Partito laburista ritiene che le tariffe in discussione violerebbero apertamente l’accordo di libero scambio tra USA e Australia.

Il governo potrebbe attivare un meccanismo di risoluzione delle controversie previsto dall’accordo, ma non è chiaro se l’amministrazione Trump accetterebbe di negoziare o rispettare eventuali sentenze sfavorevoli. In alternativa, l’Australia potrebbe portare la questione davanti al WTO, sostenendo che i dazi violano un accordo fondamentale del 1994 sul commercio e sui dazi.