Sono passati esattamente vent’anni dall’inizio della prima edizione del “Big Brother” olandese, il format sbarcato in Italia durante la successiva stagione televisiva con il nome di “Grande Fratello”, e in Australia nel 2001. Da allora il programma ha visto susseguirsi inquilini di ogni genere, molti dei quali sono riusciti ad avere poi un importante seguito nel mondo dello spettacolo.
Dell’edizione d’esordio, condotta da Daria Bignardi, è impossibile non citare la vincitrice Cristina Plevani e l’amore nato proprio nella casa più spiata d’Italia con lo sfortunato Pietro Taricone (nella foto), scomparso a soli 35 anni, e Rocco Casalino, attuale portavoce e capo dell’ufficio stampa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Guardando le edizioni successive, la lista prosegue con Filippo Nardi, diventato poi conduttore, Flavio Montrucchio, oggi affermato attore, Eleonora Daniele, l’ormai affermato Luca Argentero, il disc-jockey Tommy Vee, Jonathan Kashanian, il conduttore di “Temptation Island” Filippo Bisciglia, la futura attrice Laura Torrisi, l’Alessandro Tersigni protagonista de “Il Paradiso delle Signore” e le bellissime Melita Toniolo, Raffaella Fico e Cristina Del Basso.
Nel corso degli anni il reality ha messo a nudo la vera identità dei suoi ospiti, rivelandone il lato più sensibile, diventato il nido di nuovi amori, come quello tra Ascanio Pacelli e Katia Pedrotti, e il punto di rottura di importanti relazioni, ultima in ordine cronologico quella tra la concorrente Francesca De André e Giorgio Tambellini.
Ma ritornando a quella prima storica edizione, il 14 settembre del 2000 era un giovedì. Canale 5 arrivava da mesi di promo distribuiti su tutto il palinsesto: “La tv non sarà più come prima”, ripeteva una voce fuori campo che spiegava come i concorrenti, una volta entrati, non avrebbero avuto a disposizione televisione, radio, telefonino, ma nemmeno carta e penna.
Ad oltrepassare la porta rossa furono appena 10 concorrenti: Francesca Piri, Roberta Beta, Sergio Volpini, Maria Antonietta Tilloca, Lorenzo Battistello, Marina La Rosa, Rocco Casalino, Salvo Veneziano, Pietro Taricone e Cristina Plevani. Non sarebbero stati più così pochi. La prima fu anche l’unica edizione a non prevedere ritiri e squalifiche, con i possibili sostituti, già allertati, che non fecero mai la loro apparizione.
Al timone del programma, prodotto internazionalmente dalla Endemol, finì Daria Bignardi, fino a quel momento nota al grande pubblico per aver guidato il talk di Italia 1 “Tempi Moderni”. Il volto giusto per unire l’alto al basso e generare quel senso di distacco che solo una conduzione non troppo empatica e coinvolta avrebbe garantito. Marco Liorni, attuale conduttore di “Italia Sì” e “Reazione a catena”, invece, ricoprì il ruolo di inviato, chiamato ad accogliere gli eliminati e a riportarli nel mondo reale.
Quando il mattino dopo tutti si fiondarono a controllare gli ascolti, un clima di gelo calò in casa Mediaset. La primissima puntata del “Grande Fratello” era stata infatti superata dallo show di Rai1 “Fantastica Italiana”, 5,452 milioni contro i 5,521 milioni totalizzati da Mara Venier e Massimo Lopez, nonostante uno share che, anche grazie alle durate differenti, premiò Canale 5 (24,78 vs 23,75%). Numero più, numero meno, il responso venne considerato un mezzo disastro. Tutti si aspettavano una partenza sbanca Auditel e i 5 milioni che, al contempo, era riuscito a realizzare Rai2 con il film “Delitti inquietanti” non fece altro che incrementare l’amarezza.
Il mezzo flop dell’esordio venne giustificato dalla lentezza di un calcio d’inizio che imponeva la lunga presentazione dei partecipanti, con tanto di coinvolgimento di amici e familiari. “Tutto cambierà con l’avvento delle nomination e delle eliminazioni”, garantirono gli autori. Ed ebbero ragione. La settimana successiva, si salì a 7.445.000 spettatori sfiorando il 29% di share, mentre il 28 settembre sfondò il muro degli 8 milioni (31,2%), lasciando “Fantastica Italiana”, che nel frattempo aveva smaltito la sbornia, al 17,7%. La salita divenne inarrestabile: il 23 novembre si oltrepassò la soglia del 40% di share (11,7 milioni), mentre l’epilogo del 21 dicembre toccò i 16 milioni, con 60 televisori su 100 sintonizzati.
Il “Grande Fratello” si trasformò in una gallina dalle uova d’oro e se ne accorsero pure in Rai. Il 5 novembre “Quelli che il calcio” tentò un’incursione a Cinecittà per mezzo di una mongolfiera sulla quale venne fatto salire Francesco Paolantoni. Il comico avrebbe dovuto comunicare ai ragazzi i risultati delle partite, ma la produzione azionò gli idranti e sparò la musica a tutto volume vietando agli inquilini di uscire in giardino, pena l’esclusione. Per 99 giorni il bunker rimase davvero inaccessibile. Solo due le eccezioni: l’ingresso di un cane a metà del percorso e l’intrusione di Emilio Fede travestito da Babbo Natale nella penultima puntata del 14 dicembre 2000.
Negli anni il Grande Fratello sarebbe divenuto altro, con un altro spirito, un’altra concezione di segregazione che poi vera segregazione non è. Ecco allora che, nonostante siano passati vent’anni, il “Grande Fratello”, quel “Grande Fratello”, appare ancora oggi qualcosa di rivoluzionario.