Per noi romani, o per chiunque abbia avuto la fortuna di camminare tra i vicoli acciottolati del centro storico nelle prime sere d’autunno, c’è un profumo che arriva puntuale come una carezza: quello delle caldarroste. 

Le castagne arrostite sui bracieri fumanti sprigionano un odore che scivola tra i sampietrini e si arrampica sulle facciate delle case, inondando la città di un tepore antico e familiare. 

È impossibile resistergli: lo street food per eccellenza della capitale del Belpaese è un richiamo ai ricordi d’infanzia. Un morso e ci si ritrova bambini, le dita bruciate dalla fretta di mangiare le castagne bollenti, le mani sporche di cenere e un sapore consueto.

E proprio nel segno della tradizione, venerdì 4 luglio, il Lazio-Marche Social Club ha celebrato la sua ‘Castagna Night’, una serata conviviale all’insegna del gusto e della tradizione. 

Le castagne, cotte all’aperto su una padella forata sistemata sopra il fuoco vivo, hanno fatto da protagonista a un evento informale. 

Il sodalizio, che ha sede dove un tempo sorgeva una chiesa, ospita oggi una sala meeting, un campo da bocce e, soprattutto, un salone per le cerimonie. Qui, presidente da tre anni è Antonio Biancacci, anche se la storia del club risale agli anni ’80, quando i fondatori dei sodalizi laziale e marchigiano – Giuseppe Peroni e Antonio Coviello – decisero di unire le forze dei rispettivi club. Oggi un comitato di undici persone porta avanti quella visione. In cucina, Luisa DeLuca, Antonietta Fenati e Daniela Ottobre preparano tutto a mano: gnocchi al ragù, ricotta e funghi; fusilli alla bolognese; dolci della tradizione, che si mescolano ai sapori australiani come il butterscotch apple pudding con gelato.

“Facciamo tutto con passione per stare insieme – racconta il presidente –. Abbiamo corsi di bocce, partecipiamo al programma UCAN2 per promuovere la presenza delle donne nello sport, e stiamo lavorando a scambi culturali con l’Italia, coinvolgendo i giovani. Abbiamo raccolto un’eredità preziosa. Adesso, vorremmo organizzare corsi di cucina – focaccia, pasta, pomodori –, ma ci servono i fondi”.  

Conclude infine con orgoglio: “Siamo solo volontari, ma offriamo qualcosa di autentico, fatto con il rispetto della nostra cultura”.