GAZA - Gli attivisti della Global Flotilla saranno trattati come terroristi. Questa è la minaccia lanciata dal ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, alla più grande flottiglia umanitaria mai pianificata per portare aiuti a Gaza, composta da 50 navi con attivisti provenienti da 44 Paesi, compresa l’Italia e l’Argentina, che “contribuisce” con Jorge González, 52 anni e 20 di esperienza come capitano.

Intanto, 20 imbarcazioni partite ieri da Barcellona sono state costrette a tornare indietro a causa del maltempo. In giornata gli attivisti decideranno come e quando ripartire. Sabato 30 agosto, altre imbarcazioni sono salpate da Genova, mentre il 4 settembre sono previste partenze dalla Tunisia, dalla Grecia e dalla Sicilia. Tutte le barche si ritroveranno insieme in acque internazionali. Dal porto ligure sono partite circa 300 tonnellate di aiuti. 

Ben-Gvir, riporta il Jerusalem Post, ha presentato il piano durante una discussione tenutasi ieri sulle misure da intraprendere per fermare la flottiglia; all’incontro hanno partecipato il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Israel Katz, il ministro degli Esteri Gideon Saar e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer.

Il piano di Ben-Gvir prevede di designare gli attivisti come terroristi e di sequestrarne le imbarcazioni. Gli attivisti saranno detenuti nelle prigioni destinate ai terroristi e saranno loro negati privilegi speciali come la televisione, la radio e il cibo specializzato. 

“Abbiamo letto e preso atto di quanto dichiarato dal ministro della Sicurezza nazionale israeliano ma naturalmente questo non cambia niente, noi partiamo comunque”, ha commentato Maria Elena Delia, portavoce per l’Italia della Global Sumud Flotilla.  

Saif Abukeshek, attivista ispano-palestinese membro del comitato direttivo della flottiglia spiega il senso dell’iniziativa: “Questa è una missione non violenta che mira ad aprire un corridoio di aiuti umanitari. Non possiamo ignorare il fatto che i palestinesi muoiono di fame perché c’è un governo che sta intenzionalmente facendo morire di fame quelle persone”. 

Nel dicembre 2008, Vittorio Arrigoni era stato protagonista di una straordinaria missione: raggiunse Gaza a bordo della Dignity, l’unica missione della Flotilla che riuscì ad arrivare alle coste palestinesi. Tentativi successivi ce ne sono stati, non ultimo quello che ha visto protagonista Greta Thunberg nel giugno scorso. La missione è finita con l’arresto e il rimpatrio da parte di Israele dei membri dell’equipaggio, compresa la giovane attivista. 

“Siamo consapevoli dei rischi - commenta Maria Elena Delia, portavoce del Global Movement to Gaza -. Esistono dei protocolli che saranno messi in atto in base al tipo di situazione che incontreremo, dall’intercettazione all’attacco violento, sino al sequestro. Noi saremo sempre non violenti, qualsiasi cosa accada, ma rivendicheremo il nostro diritto a navigare in acque internazionali. Le barche sono tantissime e con centinaia di persone a bordo: questo rappresenta un unicum nei progetti di attivismo. È una voce tonante della società civile che speriamo venga ascoltata da quei governi che davvero oggi possono fare la differenza”.