Perché il governo italiano sceglie di insignire cavaliere dell’ordine della Stella d’Italia un inglese, nato a Londra e residente in Australia? Perché Simon Mordant è un po’ un italiano acquisito. Uno che, pur non avendo mai avuto legami di parentela o di nascita con il Bel Paese, lo ha scelto come seconda casa, a volte come prima. E nei lunghi mesi che trascorre con la moglie nella sua tenuta sul lago Trasimeno, provincia di Perugia, non si dedica al risposo o alla vigna, ma all’arte.

Simon Mordant, nonostante l’apparenza e l’affabilità di una persona come tante, è un grande culturale e conoscitore non solo dell’arte italiana ma globale. Ricopre ruoli di direzione di musei come quello di arte contemporanea australiano e la sfilza di incarichi, ruoli e progetti che cura o supporta da mecenate sarebbe troppo lunga da elencare anche perché divisa fra Australia, America ed Europa. 
Simon, che ha da poco saputo che riceverà la stella di cavaliere della Repubblica Italiana, a parte il suo interesse e impegno nell’arte, ha un amore viscerale per il Bel Paese cominciato “da bambino, quando andavo in vacanza in Italia con la mia famiglia. È lì che ho imparato a nuotare”. Dopo essere arrivato in Australia, nel 1983, ha sposato Catriona nel 1988 e, per il viaggio di nozze, non poteva che scegliere: “l’Italia”.

Da quella vacanza romantica, qualcosa è cambiato. “Con mia moglie abbiamo pensato che avremmo voluto comprar casa in Italia e che ci sarebbe piaciuto passare lì parte dell’anno”. Un sogno che Simon ha realizzato dieci anni dopo, non che non ne avesse la voglia prima “ma perché cercavamo il luogo giusto, la casa che ci soddisfasse e non sempre è semplice quando vivi oltreoceano. Da allora, però andiamo tutti gli anni e per lunghi periodi”. E qui Simon ha iniziato a studiare l’italiano, “ma mi sento come se fossi ancora all’asilo. Per fortuna c’è mia moglie che lo parla e lo scrive benissimo”.

Il 1998 è l’anno in cui Simon compie il passo più decisivo verso quel paese che amava fin da piccolo e che, nel corso degli anni, imparerà a conoscere lui e le sue doti umane e artistiche soprattutto grazie alla Biennale di Venezia. Per l’esposizione nella città del Doge, Simon rappresenta il ponte ideale per unire Australia e Italia e infatti partecipa ai lavori di preparazione come commissario australiano in Italia.

“Le Biennali sono fra le esposizioni più antiche del mondo ed è innegabile che nel corso degli anni la partecipazione australiana, così come l’ospitare la Biennale a Sydney, abbiano portato l’Australia a ottenere una considerazione sempre maggiore in ambito mondiale. Al punto che oggi è presente in tutte le disquisizioni dei tavoli internazionali”. Una presenza che, per Simon, è quasi scontata visto che “l’arte australiana è una delle più antiche del mondo. Il suo valore era stato offuscato nell’era coloniale ma è ritornato in seguito con tutto il carico storico e artistico delle popolazioni native”.

Proprio il settore artistico, però, sta vivendo un momento drammatico a causa del COVID-19 la cui crisi economica si è abbattuta come una mannaia su una tela antica. Posti di lavoro persi e infinite discussioni sul mancato o non sufficiente sostegno da parte del governo. “A essere puniti sono soprattutto gli artisti che vivono di esibizioni, come musicisti, cantanti, compagnie teatrali. Molti non avevano contratti di lavoro stabili prima della crisi COVID-19 o non avevano lavorato per lunghi periodi, così si sono trovati fuori dai programmi di sostegno del lavoro. Bisognerebbe intervenire subito per tutelarli”.  E anche sugli investimenti sul settore culturale, Simon precisa: “è molto importante per l’Australia, bisogna trovare il modo di fare ancora di più. I musei e le gallerie d’arte riapriranno a breve, ed essendo luoghi dove è praticabile la distanza sociale, non dovrebbero essere grossi problemi in attesa che si torni, prima o poi, alla normalità. Per i teatri sarà diverso”.

A proposito di COVID-19, quest’anno le celebrazioni per la festa della Repubblica non si svolgeranno come al solito e per la sua croce di cavaliere, Simon dovrà aspettare. “Di solito le consegnano alla fine delle celebrazioni della Repubblica – spiega – però questa volta si procederà in maniera diversa. Mi contatteranno non appena si saprà qualcosa di certo”.