VARESE - Nove ordinanze di custodia cautelare eseguite, quattro persone in carcere e cinque ai domiciliari. Le accuse sono pesanti: caporalato e favoreggiamento dell’immigrazione illegale.
L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla procura varesina, ha smantellato un’organizzazione che reclutava personale per una delle funzioni più richieste dalle famiglie italiane: la badante.
Al vertice dell’agenzia abusiva c’erano due donne - una russa e un’ucraina - che dopo essere arrivate in Italia e aver praticato la professione “sul campo” si erano messe in proprio. Gestivano direttamente il lavoro di un folto gruppo di connazionali costrette, letteralmente, a pagare per lavorare. Sino a 700 euro per “iscriversi” all’associazione fantasma.
Le persone ingaggiate dovevano anche pagare l’affitto per vivere in alloggi in stato di assoluto degrado.
La prima a rompere il silenzio, alla fine dell’anno scorso, una delle schiave dell’associazione, con problemi di salute, che aveva denunciato le vessazioni ai finanzieri.
Come lei, c’erano altre donne, attirate con la promessa di un lavoro sicuro attraverso siti internet, e poi inserite in un giro di badanti in nero, messe a lavorare senza alcuna garanzia al servizio di anziani residenti in Lombardia, tra Varese, Milano e Como.
Il tutto in violazione di ogni normativa sul lavoro: nessun contributo, niente sicurezza, igiene, nessun orario e stipendi assolutamente inadeguati.
L’organizzazione aveva il suo fulcro nel sito internet, riconducibile alle due principali indagate. L’avevano chiamato “Bada Bene”. Sul sito, gli annunci di chi cercava un lavoro, filmati, a disposizione dei clienti che potevano scegliere, come su un catalogo. Un’operazione di marketing che funzionava.
Le badanti sfruttate arrivavano per lo più da Ucraina, Russia e Bielorussia. Soltanto nel periodo fra ottobre e dicembre 2018 sono state impiegate circa 50 persone.
Tutto era perfettamente organizzato, a partire dalla gestione delle iscrizioni a pagamento all’associazione, con una quota in contanti di 600 euro. Chi voleva, poteva pagare a rate, ma si trattava in questo caso di sborsare 700 euro in due tranche da 350. Alle badanti, però, veniva requisito in garanzia il passaporto, che non veniva restituito fino al saldo.
L’organizzazione si occupava anche di ricevere le telefonate dei clienti, dando istruzioni sulle condizioni da porre alle lavoratrici. Fissava anche incontri con le famiglie, accompagnando le aspiranti assistenti anziani al colloquio.
Anche alla casa pensava l’agenzia illegale. Alloggi di fortuna, da pagare fra i 5 e gli 8 euro al giorno, in attesa di trasferirsi a casa dei clienti.
Chi cercava un posto da badante, era clandestina e doveva lavorare in nero, aveva trovato le persone giuste.