SYDNEY – Dominic Perrottet premier e guida dei liberali del NSW, Paul Toole nuovo leader del partito Nazionale e vice del governo statale.
In meno di una settimana lo Stato ha visto uscire di scena i due leader che hanno guidato il NSW attraverso due delle più gravi crisi di sempre: l’anno nero degli incendi e la pandemia Covid-19. Entrambi, Gladys Berejiklian e John Barilaro, premier e vice premier, hanno lasciato incarico governativo e seggio in Parlamento, dando uno scossone politico alla maggioranza del NSW che dovrà eleggere anche tre nuovi membri, forse quattro, perché anche il deputato John Sidoti ha la spada di damocle di un’inchiesta ancora aperta con cui fare i conti.
è stato un piccolo terremoto, quello cominciato venerdì scorso quando l’ormai ex premier Gladys Berejiklian si è dimessa in concomitanza della comunicazione arrivata dalla ICAC, la commissione indipendente anti corruzione, che l’avvisava che sarà oggetto di un’indagine per capire se il suo rapporto segreto con il deputato di Wagga Wagga Daryl Maguire e i fondi che lo Stato ha versato per alcune iniziative in quel collegio, rappresentino una violazione di legge o meno.
Martedì, poi, è arrivata la nomina del tesoriere Dominic Perrottet quale nuovo leader del Partito liberale e suo successore. Ieri, invece, quella del nuovo vice premier che rileva l’incarico lasciato vacante da Barilaro sabato scorso e del numero due dei Nazionali, il ministro Bonnie Taylor.
Dopo le vacanze di Natale, però, arriverà il secondo scossone: si procederà con un rimpasto sostanziale della squadra di governo e alla nascita del primo vero governo dell’era Perrottet quello che, nel marzo del 2023, si presenterà – a meno di clamorosi incidenti di percorso – al giudizio degli elettori con la stessa squadra e lo stesso leader.
In realtà il rimpasto di Natale, nelle intenzioni del governo, doveva essere il momento in cui il NSW avrebbe dovuto cambiare un po’ tutto, leader inclusi.
Il mandato di Gladys Berejiklian era ormai a scadenza da tempo con Perrottet che già era pronto alla successione grazie a un accordo, benedetto da Morrison e Nazionali, già siglato con la maggioranza del suo partito, e l’elezione di martedì scorso ne è la riprova: un clamoroso 39 a 5 per Perrottet nei confronti dell’avversario e amico Rob Stoke, ministro alla Pianificazione urbanistica.
Nella corsa alla carica di leader del partito di maggioranza e di premier, era stato fatto anche il nome di un altro rappresentante dell’area moderata, il ministro del Lavoro Stuart Ayres. Ma lui non era mai entrato in aperta competizione con i due colleghi “accontentandosi” della nomina di vice leader del partito.
A Matt Kean, anche lui un moderato, è andata la poltrona di tesoriere dello Stato, quella che sembra essere la preferita per la successione a premier, visti i precedenti di Berejiklian e Perrottet che entrambi hanno ricoperto quel ruolo prima di diventare leader.
“L’unico rammarico che ho – ha detto la Berejiklian annunciando le dimissioni venerdì scorso – è quello di aver potuto finire il mio lavoro in relazione alla pandemia”.
Proprio perché non avesse questo rammarico i tempi della mini crisi erano programmati per gennaio, subito dopo l’Australian Day quando il NSW dovrebbe essere nel pieno del suo ritorno alla normalità, frontiere internazionali incluse.
Del resto che fosse tutto programmato lo ha confermato lo stesso Barilaro che nella sua conferenza di addio ha sottolineato come la sua scelta di ritirarsi dalla politica fosse pianificata e sia stata solo anticipata dal momento di grandi cambiamenti che ha visto, negli stessi giorni, anche il ministro Constance lasciare la politica statale per tentare la scalata a quella federale. E potrebbe non essere l’unico a pensare ad un futuro a Canberra.
Certo la commissione anti corruzione ha cambiato i piani, ma Dominic Perrottet, rappresentante dell’ala destra più conservatrice del partito, aveva preparato con cura la scalata al vertice raccogliendo, da tempo, consensi attorno alla sua politica di riaperture e anti lockdown, che ha poi portato anche alla cosiddetta roadmap verso la libertà che identifica il mese di dicembre come quello della riapertura (quasi) totale del NSW.
La contrapposizione Stato – governo federale, con le accuse, più o meno velate, di Berejiklian a Morrison di non aver provveduto a fare le necessarie scorte di vaccino rallentando la campagna vaccinale, ha acuito il confronto interno alla maggioranza del NSW rafforzando le posizioni di Perrottet con il benestare del primo ministro.
Ma anche la caduta del mito del “Golden Standard”, cioè la gestione della pandemia senza lockdown che aveva fatto di Berejiklian il modello di una risposta al Covid alternativa e capace di mantenere aperti confini e aziende limitando i contagi, ha avuto la sua parte. La confusione della gestione della variante Delta con il tentativo di mediare fra le richieste degli esperti di andarci giù duro e quella di colleghi che invece erano contrari alle restrizioni, non ha soddisfatto nessuno: lockdown e casi in aumento. E se non ci fosse stata la patata bollente della campagna vaccinale da gestire con la possibilità di un fallimento dietro l’angolo, la spallata all’ex premier sarebbe stata programmata prima anche del famoso Australian Day, quando Berejiklian avrebbe anche compiuto i suoi primi 5 anni da premier. Un traguardo che l’avrebbe vista entrare in una cerchia ristretta ristrettissima di premier: solo in 5 su 45 ci sono riusciti nella storia politica del NSW.