MONTEVIDEO – Si andrà al ballottaggio per l’elezione del presidente. La sfida è rimandata al 24 novembre. Due i contendenti: Daniel Carlos Martínez Villamil, ex sindaco di Montevideo ed esponente del Partito di sinistra che governa l’Uruguay da 14 anni, e Luis Albert Lacalle Pou, ex senatore e candidato per la destra. 
Martínez ha vinto questa tornata ma si è fermato al 38,5%, risultato non sufficiente a evitare il ballottaggio con Pou, che ha conquistato il 28,3%. Secondo la legge uruguayana, infatti, per conquistare la vittoria al primo turno è necessario ottenere almeno il 50% dei voti. Il ballottaggio per Martínez si presenta estremamente incerto: il candidato della sinistra avrebbe dovuto ottenere almeno il 43% dei voti per sperare in una vittoria. 
Al centro della campagna elettorale di Martínez c’è l’idea che, in 14 anni di governo, il suo Partito ha ridotto la povertà, promuovendo riforme sociali che hanno fatto dell’Uruguay uno dei Paesi più equi dell’America Latina, con un ceto medio che ha raggiunto il 60% della popolazione. Tuttavia, negli ultimi anni, si è registrato un forte aumento della criminalità e un rallentamento della crescita economica. E proprio sulla lotta alla criminalità si è incentrata la campagna elettorale di Lacalle Pou, figlio dell’ex presidente Luis Alberto Lacalle. 
Nel corso delle elezioni di domenica si è votato anche per il rinnovo del Parlamento e per un referendum sulla proposta di militarizzare la sicurezza nazionale. L’iniziativa, che non era sostenuta da nessuno dei candidati presidenziali, prevedeva la creazione di una guardia nazionale militare con incarichi di polizia. Nonostante i sondaggi indicassero che il 53% degli uruguayani era a favore del provvedimento, il referendum ne ha sancito la bocciatura definitiva.