La malattia ha irrotto sul palco di Sanremo, attraverso le canzoni, ma anche con la testimonianza diretta di chi sta vivendo una patologia importante. Da Bianca Balti, top model che sta affrontando un tumore ovarico e che ha vestito i panni di co-conduttrice con Carlo Conti, a Fedez, che nel suo brano al Festival ha raccontato della depressione che ha dovuto a lungo combattere. Ma non solo. Parole e presenze che hanno rappresentato “messaggi importanti di incoraggiamento per tantissimi pazienti”, commentano specialisti e medici. E quello sanremese, affermano, è diventato anche un palco “contro lo stigma”. Affrontare la malattia significa anche semplicemente esserci e partecipare, come per la Balti che, in conferenza stampa, ha voluto precisare di essere venuta a Sanremo non per “fare la malata, ma per celebrare la vita”.
È “positivo che la malattia la si mostri senza vergognarsene, perché non è una vergogna - affermano i medici -. Credo che l’immagine di una paziente in corso di trattamento, come nel caso di Bianca Balti, che lavora e lo fa anche affrontando una grande esposizione a Sanremo, sia un grande messaggio di incoraggiamento per tutti coloro che si trovano nelle stesse condizioni di malattia”. Un incoraggiamento, aggiungono, “circa la possibilità di affrontare le cure senza che queste stravolgano la vita o la propria attività lavorativa”. Oggi, “convivere con il cancro, e per tempi anche molto lunghi, è uno degli obiettivi raggiunti grazie ai progressi terapeutici e se durante questa convivenza la qualità della vita, che include la capacita relazionale, rimane alta, vuol dire che siamo sulla strada giusta”. Quindi, affermano i medici, “la presenza della Balti rappresenta un segnale d’ottimismo e il palco diventa uno strumento di incoraggiamento per tanti pazienti oncologici”.
Non è la prima volta che si parla di cancro a Sanremo. Lo fece lo scorso anno anche il compositore Giovanni Allevi, colpito da un mieloma: in un monologo raccontò le proprie speranze e la voglia di vivere nonostante tutto. Ed è un inno alla vita e alla musica anche quello che, sempre da Sanremo, lanciò nel 2016 il pianista Ezio Bosso, colpito da sindrome autoimmune neuropatica. Bosso è stato ricordato nella prima serata di Sanremo 2025, insieme a Sammy Basso, affetto da Progeria, che al Festival partecipò come ospite 10 anni fa, accolto proprio da Conti.
Personaggi che hanno voluto testimoniare che è possibile andare “oltre” la malattia e che parlarne è il primo passo. Come nel caso di Fedez col brano portato a Sanremo in cui l’artista descrive il proprio rapporto con la depressione. Il fatto che un personaggio molto popolare non tema di attribuire le proprie sofferenze a un disturbo mentale, incoraggiando gli altri ad affrontarlo come qualsiasi altra malattia, è un passo positivo verso la lotta contro lo stigma di cui ancora la psichiatria soffre. Anche Simone Cristicchi ha portato al Festival un brano sulla sofferenza, che racconta della mamma malata di Alzheimer. Un testo emozionante sul piano umano, un inno all’amore che va oltre la condizione patologica. Ma l’effetto di questa canzone è soprattutto quello di accendere un riflettore su tematiche difficili come l’Alzheimer e il ruolo dei caregiver. Temi complessi, che riguardano tantissimi cittadini. Rilanciarli dal palco di Sanremo può aiutare a sensibilizzare una grande fetta dell’opinione pubblica.
Infine, Massimo Ranieri, alle prese con un occhio rosso anche nella serata finale del Festival di Sanremo 2025. Il cantante ha vissuto praticamente tutta la rassegna con il disturbo che non è sfuggito ovviamente ai telespettatori e che ha alimentato domande e interrogativi. Qual è la causa? Come si cura? È una banale emorragia sottocongiuntivale: passa da sola, senza terapia, dopo una settimana. È un disturbo molto comune, ma nulla di preoccupante: tanta scena e poca sostanza. Ranieri si è esibito al Festival di Sanremo sera dopo sera con l’occhio destro iniettato di sangue. Nessun problema per l’esecuzione del suo brano, “Tra le mani un cuore” né nella serata delle cover con I neri per caso. “L’ho visto in televisione come tutti e, da quello che ho capito, si tratta di una emorragia sottocongiuntivale. In pratica - spiegano gli esperti - è presente del sangue nella congiuntiva, la parte bianca dell’occhio con i vasi sanguigni. A volte può capitare una rottura dei capillari”. Le cause? “Possono essere molte, tra queste lo stress che fa aumentare la pressione del sangue che a sua volta favorisce la rottura dei capillari. I pazienti diabetici hanno poi una fragilità capillare rispetto alle persone che non hanno la malattia. Comunque nulla di grave, un disturbo che passa dopo una settimana senza alcuna terapia”, tranquillizzano gli specialisti. L’emorragia sottocongiuntivale è un disturbo oculare molto frequente soprattutto dopo i 60 anni perché aumenta la fragilità capillare.