Quando lo spoglio delle schede è arrivato a circa il 50%, la premier Ana Brnabic ha dichiarato che il Partito progressista, che fa capo al presidente Aleksandar Vucic, ha ottenuto il 47% dei voti, percentuale che nell’assemblea composta da 250 membri corrisponde a circa 130 seggi.
Il principale gruppo d’opposizione, Serbia contro la violenza, ha raccolto il 23%.
Lo scontro principale nelle elezioni parlamentari e locali di domenica è stato tra il Partito Progressista Serbo di Vucic (SNS) e una coalizione centrista che sta cercando di minare il fronte dei populisti che governano lo stato balcanico dal 2012.
Irregolarità sono state segnalate dagli osservatori elettorali e dai media indipendenti durante il voto di domenica, tra queste cittadini serbi residenti nella vicina Bosnia che si sono riuniti per votare in un palazzetto dello sport a Belgrado che non è un seggio elettorale ufficiale.
È stata, inoltre, segnalata un’aggressione ad una squadra di osservatori.
Gli osservatori del Centro indipendente per la ricerca, la trasparenza e la responsabilità (CRTA) hanno espresso “la massima preoccupazione” per casi di trasferimento organizzato a Belgrado di elettori illegittimi provenienti da altri paesi.
“La concentrazione di autobus, minivan e automobili è stata osservata in diversi punti di Belgrado, mezzi che hanno trasferito gli elettori ai seggi elettorali in tutta la città per votare”, sostiene il Centro.
L’organizzazione ha anche segnalato casi di elettori che hanno ricevuto denaro per votare per il partito al governo ed anche la presenza di persone non autorizzate presso i seggi elettorali.
Anche prima dell’inizio delle votazioni di domenica, gli osservatori avevano denunciato pressioni indebite sugli elettori, allarmismo e abusi delle cariche pubbliche e delle istituzioni, iniziative, a loro detta, promosse dalle autorità.
La Serbia, un paese dei Balcani che ha mantenuto ottimi rapporti con la Russia e con il presidente Vladimir Putin, è candidato all’adesione alla Ue dal 2014, ma negli ultimi anni ha dovuto affrontare accuse di costante erosione delle libertà e delle regole democratiche.
Gli analisti sostengono che Vucic abbia indetto elezioni anticipate per consolidare il potere dopo che due episodi di violenza, culminati con delle sparatorie, avevano dato il via a proteste antigovernative protrattesi per mesi, contribuendo ad alimentare il malcontento pubblico in un paese dove l’inflazione rimane elevata.
Vucic si era trovato a fronteggiare critiche per la sua gestione della crisi in Kosovo, ex provincia serba che ha dichiarato l’indipendenza nel 2008, una mossa che Belgrado non ha mai riconosciuto.