LIMA – Il governo del Perù ha dichiarato “Patrimonio culturale” 18 beni preispanici rimpatriati dall’Italia, in un nuovo passo avanti nella sua politica di recupero di oggetti esportati illegalmente. Si tratta di tessuti di grande valore storico e simbolico, appartenenti a civiltà andine come Nasca, Nasca-Wari, Sihuas, Chancay, Chimú e del cosiddetto Orizzonte Tardo.

I reperti, già custoditi dal ministero della Cultura, sono stati registrati in 17 schede di catalogazione e si distinguono per la loro complessità tecnica, ricchezza iconografica e notevole stato di conservazione. Secondo le autorità peruviane, questi manufatti permettono di ricostruire antiche pratiche tessili e comprendere il profondo sapere simbolico e tecnologico dei popoli originari.

La restituzione si inserisce nel quadro della Legge generale sul patrimonio culturale della Nazione, che stabilisce che ogni bene culturale esportato illecitamente diventa proprietà dello Stato. Negli ultimi anni, il Perù ha intensificato gli sforzi per contrastare il traffico illegale di beni culturali e recuperare parte del proprio patrimonio disperso all’estero.

Dal ministero della Cultura hanno sottolineato che la misura rappresenta non solo una vittoria legale, ma anche un atto di riaffermazione identitaria. “Questi beni non sono semplici oggetti antichi: sono testimonianze vive della nostra storia e della creatività dei nostri antenati”, hanno dichiarato.

Il ritorno di questi pezzi dall’Italia e la loro dichiarazione come patrimonio culturale mirano a rafforzare la consapevolezza pubblica sull’importanza della tutela del lascito culturale e della lotta contro il suo saccheggio