CANBERRA - L’obiettivo, secondo il primo ministro Scott Morrison, è considerare, e trattare, il COVID-19 “alla stregua di un’influenza”, e per arrivare a questa ambiziosa prospettiva, occorre superare la rigida fase di soppressione del coronavirus e arrivare a una condizione di ‘convivenza’ con detto virus all’interno della comunità.

Questa una delle sostanziali conclusioni a cui è giunto il Consiglio intergovernativo che ha riunito premier, capi dei Territori e governo federale, venerdì scorso nel delineare un percorso di quattro tappe per raggiungere un livello tale in cui, grazie a una adeguata percentuale di popolazione vaccinata, si possa gestire la presenza del virus all’interno del Paese con un limitato utilizzo di misure restrittive.

Si tratta di modificare intanto i criteri di valutazione che, fino ad ora, hanno spinto e spingono i vari premier statali ad applicare più o meno rigidi lockdown: passare cioè da un criterio che considera il mero dato del numero dei casi a uno che tenga conto del tasso di ospedalizzazione e dei decessi.

In una prima fase di questo ambizioso percorso, intanto, i provvedimenti restrittivi di lockdown dovranno essere utilizzati solo come ultima ipotesi.  Verrà, inoltre, ampliata al più presto l’offerta di vaccinazione, con l’obiettivo di avere vaccinata tutta la popolazione dai 16 anni in su che ne faccia richiesta e, temporaneamente, verranno ridotti del 50% gli arrivi dall’estero, che passeranno da 6070 a 3075 a settimana, troppo forte è la preoccupazione, in questo senso, per la diffusione della variante Delta.

Una volta raggiunto l’obiettivo prefissato, obiettivo di cui non è stata definita alcuna percentuale minima né massima, nella campagna vaccinale, si potrà quindi procedere con l’allentamento delle restrizioni per le persone vaccinate e i rigidi lockdown dovrebbero, a quel punto, essere considerati solo in casi di estrema emergenza.

Allo studio anche tentativi di procedere ad effettuare quarantene obbligatorie nelle proprie abitazioni, e non più negli alberghi, per chi, in arrivo dall’estero, sia completamente vaccinato. In quella fase, quindi, più persone vaccinate potrebbero essere autorizzate a entrare in Australia e i limiti di arrivo per i viaggiatori non vaccinati sarebbero riportati ai livelli precedenti.

È nella fase tre, ha detto Morrison, che il coronavirus dovrebbe essere trattato come tutte le altre malattie infettive, tipo l’influenza, senza più lockdown, con un programma di vaccinazione ormai consolidato e con completa esenzione dall’obbligo di rispettare eventuali misure restrittive, anche blande, per chiunque sia completamente vaccinato. Persone vaccinate a cui, in quella fase, verrebbe anche concesso di poter lasciare il Paese senza dover chiedere alcuna autorizzazione. A quel punto, infatti, si auspica anche di avere in essere molte più ‘bolle di viaggio’ sullo stile di quella attualmente in corso con la Nuova Zelanda.

In questa tabella di marcia, di cui non è stato evidenziato alcun riferimento temporale, resta cruciale la scelta degli australiani di sottoporsi alla vaccinazione: “Se vi vaccinate, cambierete il modo in cui viviamo come Paese. Avete il potere di cambiare il modo in cui vivete in Australia”, queste le parole di Scott Morrison.

Primo ministro che proprio sulla campagna vaccinale ha continuato a essere sotto tiro da quando, lunedì scorso, aveva parlato della possibilità per le persone sotto i 40 anni di ricevere il vaccino AstraZeneca.

Scott Morrison ha respinto ogni obiezione rispetto al messaggio lanciato: “La posizione di ATAGI rimane una raccomandazione preferenziale per Pfizer per gli under 60, ma ciò non impedisce loro di avere AstraZeneca”, ha affermato il primo ministro.

“Gli australiani dovrebbero avere la possibilità di andare a parlare con il proprio medico e prendere una decisione adeguatamente informata sulle scelte che riguardano la propria salute”.