BRASILIA – Un pubblico ministero ha chiesto alla Corte suprema brasiliana di dichiarare l’ex presidente Jair Bolsonaro colpevole di aver pianificato un colpo di Stato, nelle sue conclusioni dopo un processo che ha visto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump cercare di intervenire a favore del suo alleato di destra. Bolsonaro è accusato di aver cercato di ribaltare le elezioni del 2022 vinte dal suo avversario di sinistra, l’attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva. 

L’accusa ha dichiarato alla corte che l’ex ufficiale dell’esercito Bolsonaro e altri sette imputati erano colpevoli di aver partecipato ad “associazione a delinquere armata” e di aver cercato di “rovesciare violentemente l’ordine democratico”. Dopo la presentazione delle conclusioni della difesa, un collegio di cinque giudici deciderà il destino dell’ex presidente. Se giudicati colpevoli, Bolsonaro e i suoi coimputati potrebbero rischiare fino a 40 anni di carcere.

Bolsonaro afferma di essere vittima di una persecuzione politica, riecheggiando la difesa di Trump, quando il presidente degli Stati Uniti affrontò accuse penali prima del suo ritorno alla Casa Bianca. “Non si tratta di incarcerarmi; vogliono eliminarmi”, ha dichiarato al sito di notizie Poder360. I procuratori affermano che Bolsonaro ha cercato di ribaltare la sconfitta del 2022 con un complotto che è fallito solo perché l’esercito non si è schierato dalla sua parte.

I sostenitori violenti si sono poi ribellati, imperversando negli edifici governativi della capitale Brasilia, in scene che hanno riecheggiato l’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti da parte dei sostenitori di Trump dopo la sconfitta del repubblicano contro il democratico Joe Biden nel 2020.

Il processo ha attirato l’attenzione di Trump, che è tornato al potere nelle elezioni del 2024 e continua a sostenere – nonostante la sua affermazione sia stata ripetutamente respinta dai tribunali – di aver vinto nel 2020. Trump ha ripetutamente chiesto sui social media che il processo a Bolsonaro venisse interrotto, accusando le autorità brasiliane di aver organizzato una “caccia alle streghe” e di essere una “vergogna”.

Il 9 luglio, Trump ha portato la sua campagna a nuovi straordinari livelli, annunciando l’intenzione di imporre dazi del 50% sulle importazioni brasiliane negli Stati Uniti. A differenza dei dazi che Trump sta imponendo a Paesi in gran parte del mondo, compresi i principali alleati degli Stati Uniti, le misure contro il Brasile – che entreranno in vigore il 1 agosto – sono state annunciate in termini apertamente politici.

Trump ha citato, tra le altre questioni, “gli insidiosi attacchi del Brasile alle libere elezioni”, avvertendo di un’ulteriore escalation in caso di rappresaglia da parte del Paese – cosa che Lula aveva previsto sarebbe accaduta. Lula ha replicato all’“interferenza” di Trump, insistendo sul fatto che “nessuno è al di sopra della legge”.