Di quei movimenti ciclici, di quel ritmo ossessivo che schiude la mente all’abbandono, Rosa Voto ne ha fatto una professione, e da quel lontano settembre 2011, quando ha coraggiosamente posto le fondamenta della Melbourne School of Tarantella, si è sforzata ogni volta di creare un ambiente solidale, in cui consentire l’espressione individuale. Un decennio intero, ormai, plasmato delle narrazioni e della ricchezza di una tradizione dimenticata.
Per onorare l’importante traguardo, domenica 20 marzo, a partire dalle 12pm, estimatori della tarantella, appassionati e curiosi potranno raggiungere lo spazio pubblico Twosixty a Brunswick per l’evento ‘Meridiana Festival’, più volte rimandato a causa delle restrizioni anti-Covid dello scorso anno. Gli avventori potranno finalmente onorare il decimo anniversario della scuola, evadere per qualche ora dalle dinamiche della vita quotidiana e fermare il tempo sulle note di canti folcloristici e movenze antiche.
All’appuntamento celebrativo, si esibiranno anche i gruppi musicali Sanacori, con brani di lotta, amore e morte, e The Rustica Project con la loro ‘taranta pop’.
“Ovviamente ci saranno anche alcune esibizioni dei ballerini della Melbourne School of Tarantella, un open workshop, e soprattutto un momento per riflettere sugli ultimi dieci anni di lavoro e sul nostro percorso – ha spiegato Rosa Voto –. L’abbiamo denominato ‘Meridiana Festival’ con l’augurio di ripetere l’evento ogni anno, ma l’idea della ‘meridiana’ nasce dall’immagine di quella linea immaginaria che connette Polo Nord e Polo Sud, e che quindi connette noi con il Nord del mondo”.
Anche la danza popolare, che vive di movimenti corpo a corpo, di provocazione e reazione, ha dovuto adattarsi agli ultimi due anni di isolamento ed emergenza, e dopo un primo periodo di “resistenza e ribellione”, Rosa Voto ha difatti trasferito le sue lezioni online. “L’ho fatto perché c’era molta richiesta da parte della comunità, le persone volevano continuare a ballare – ha proseguito –, ed è proprio questo che voglio celebrare all’evento di domenica: la comunità che si è creata attorno alla tarantella e grazie alla tarantella. La mia missione è culturale, vuole rivendicare la valenza di una tradizione antica, acquisendone insegnamenti e valori, e applicandola a chi siamo adesso e a dove siamo oggi”.
Pugliese di nascita – da mamma pugliese e papà calabrese – e toscana di adozione, Voto è cresciuta a Firenze fin dall’età degli otto anni; nonostante il trasferimento della famiglia e una conseguente “crisi d’identità”, non ha mai dimenticato quelle fresche serate trascorse a danzare insieme alla sua bisnonna sulle “solite tre canzoni”.
“La mia bisnonna Ninetta, della provincia di Lecce, mi teneva sotto la sua ala protettrice perché ero l’unica che ballava con lei – ha raccontato –. Spostavamo i tavoli, suonava il tamburello, cantava le solite tre canzoni e mi insegnava a ballare, ma come si faceva allora, senza tanta tecnica, solo guardando e imitando. Anche mio nonno calabrese suonava l’organetto e cantava. Erano rituali che facevano parte del nostro quotidiano, a ogni fine giornata, ed ero così affascinata dal loro potere, tanto da chiedere ai miei genitori di iscrivermi a danza, una volta arrivati a Firenze. Il cambiamento fu grande, lì non si ballava, non si cantava. I suoni erano diversi, anche il dialetto. Ed è in quegli anni che è nata la mia immagine nostalgica della tarantella”.
All’età di diciotto anni, purtroppo, Rosa Voto ha improvvisamente smesso di ballare, a causa di un terribile incidente. Poco dopo, l’incontro inaspettato nel capoluogo della Toscana con il suo futuro marito, di origine italo-australiana, l’ha guidata fino a Melbourne, dove dapprima è nata “l’ossessione per le danze meridionali”, e poi la necessità a lasciare un’eredità storica ai suoi due figli, Noah e Isra.
“Volevo che gli giungessero i suoni, i canti, una lirica più antica che li legasse alla mia storia in Italia, ma anche ai loro antenati. L’ho fatto per loro, inizialmente, e poi per me, per continuare a parlarne – ha continuato l’artista –. Ho quindi cominciato a mettere in giro la voce, tra vicinati e circoli italiani, distribuendo un volantino scritto a mano e fotocopiato, un po’ stile anni ’80. La prima a chiamarmi fu una ragazza pugliese, Roberta, che stava per sposarsi con un ragazzo greco e voleva imparare la pizzica, ‘Mio marito si esibirà con la famiglia in alcune danze greche e loro sono così bravi a rispettare le proprie tradizioni; io invece non so nulla’, mi disse. Ho quindi cominciato con tre studenti: Roberta, suo marito e un’amica! La scuola è poi cresciuta pian piano, ma ci sono stati tanti alti e bassi, prima di riempire la sala”.
Rosa Voto, oggi, non soltanto dedica il suo tempo all’insegnamento di balli popolari e all’espressione personale nella danza, ma è anche la voce dell’ensemble musicale Sanacori, insieme al fisarmonicista Phil Carroll e al chitarrista Renato Vacirca, al fine di raccontare storie dalla vastissima cronologia, dal ‘700 ai giorni nostri, in un costante lavoro di ricerca.
“Dopo due anni a dialogare davanti a uno schermo, voglio la presenza fisica, voglio che parli il corpo. Desidero tornare a fare incursioni nelle scuole e nelle case di riposo con la nostra sit-down tarantella, per renderla inclusiva e accessibile a tutti – ha continuato Voto –. Non è stata sempre una strada liscia e asfaltata, ci sono stati bei fossi da saltare e dossi da scalare: però ogni persona che ha preso parte al nostro percorso o che ha assistito alle lezioni è stata la spinta che mi ha dato l’energia, la determinazione, la forza di continuare. Ogni persona fa la differenza”.