TEL AVIV – La scorsa settimana i deputati della Knesset hanno approvato una mozione per lo scioglimento del Parlamento. Nei giorni precedenti era diventato chiaro che Benjamin Netanyahu – il primo ministro uscente che dopo le elezioni del 9 aprile era stato incaricato di formare il nuovo governo – non sarebbe riuscito a formare una coalizione.
A quel punto, il capo dello stato, Reuven Rivlin, avrebbe potuto conferire a un altro deputato del centro-destra o del Likud (il Partito di destra guidato da Netanyahu) l’incarico di trovare una coalizione e formare il nuovo governo.
Proprio per evitare questo scenario, che gli avrebbe impedito di diventare nuovamente primo ministro, Netanyahu ha fatto in modo che la Knesset approvasse la mozione per lo scioglimento del Parlamento. Questo ha costretto il capo dello stato a indire nuove elezioni. La consultazione elettorale si terrà il 17 settembre prossimo.
Alle elezioni del 9 aprile il partito di Netanyahu aveva ottenuto il 29% dei voti. Lo stesso risultato era stato ottenuto da Blu e Bianco, il partito di Benny Gantz, il principale sfidante di Netanyahu. Per quanto i due Partiti avessero ottenuto lo stesso risultato, Rivlin aveva conferito a Netanyahu l’incarico di formare il nuovo governo. Questo perché, subito dopo le elezioni, il primo ministro uscente sembrava trovarsi nella posizione migliore per formare una coalizione di governo.
L’insuccesso di Netanyahu sembra legato ai conflitti che dividono i partiti di destra che avrebbero dovuto entrare a far parte della coalizione. Il seme della discordia è un disegno di legge che obbligherebbe gli ebrei ultra-ortodossi a fare il servizio militare: un onere dal quale sono esenti per motivi religiosi. Mentre Israel Beytenu – il partito nazionalista guidato dall’ex ministro della Difesa Avigdor Lieberman – appoggia la legge, i partiti ultra-ortodossi la osteggiano, sostenendo che gli ebrei ultra-ortodossi dovrebbero continuare a essere esclusi dalla leva, che in Israele è obbligatoria.
Resta da vedere come l’opinione pubblica reagirà alla mossa con la quale Netanyahu ha costretto il capo dello stato a indire nuove elezioni a meno di due mesi dalla consultazione precedente, che si era tenuta il 9 aprile. Un recente sondaggio ha rivelato un dato inaspettato: il 53% degli elettori pensa che, dopo dieci anni al potere, Netanyahu dovrebbe farsi da parte, soprattutto ora che è al centro di tre inchieste per corruzione e abuso di potere.
Nei mesi scorsi il primo ministro uscente aveva tentato, senza successo, di far approvare una legge che gli garantisse l’immunità. Con questa mossa Netanyahu si è guadagnato una fama poco invidiabile: la reputazione di essere un leader politico che ha tentato di sottrarsi alla giustizia modificando le leggi dello stato.