Già nel 1931, il celebre drammaturgo Eduardo De Filippo aveva percepito i primi segnali di una società che stava progressivamente perdendo i suoi punti di riferimento, culturali e religiosi. “Il presepe è una cosa religiosa, una cosa commovente!”, esclama, infatti, Luca Cupiello al figlio Tommasino durante il primo atto di Natale in casa Cupiello.

Il personaggio interpretato da De Filippo, autore della grande opera teatrale,  non vuole rassegnarsi all’idea di un giovane totalmente indifferente alla rappresentazione della Natività, per lui così importante. Agli occhi dei suoi familiari, Luca è infatti un eterno bambino, chiuso nel suo rituale natalizio e incapace di prendersi le responsabilità di capofamiglia.

Ma riappropriarsi del vero spirito del Natale significa necessariamente recuperare le tradizioni e le simbologie che gli appartengono, e il presepe è la sua massima espressione.

Anche a Melbourne, fortunatamente, c’è chi ha provato a tenere stretti i valori di amore familiare, sacrificio e umiltà evocati da una delle più antiche usanze italiane.

Presso la storica Federazione Lucana a Brunswick, il Natale esplode ogni anno in colori e decorazioni, e non manca mai la rappresentazione sacra della nascita di Gesù con un elegante presepe dai personaggi finemente realizzati: il Bambin Gesù con Maria e Giuseppe, il bue e l’asinello, e i re Magi.

“È solo un simbolo, ma è importante far rivivere ai soci le nostre tradizioni italiane, mai dimenticate – ha raccontato il segretario Leonardo Santomartino che realizza un presepe ancora più completo nella sua abitazione –. A casa, aggiungiamo anche gli zampognari, celebri suonatori che occupano le strade dei piccoli paesi dell’Italia centro-meridionale soprattutto a Natale”.

Anche Michele Pascuzzi, residente a Northcote e originario di Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro, non rinuncia mai a dedicare del tempo per dare vita alla rappresentazione della Natività. Nel corso degli ultimi settanta anni, i suoi presepi hanno allietato numerose sedi di associazioni locali, oltre ad arricchire la sua abitazione della più pura atmosfera natalizia.

“Quando arrivammo in Australia nel 1955, ci sentimmo spaesati; faceva caldissimo, non era il Natale a cui eravamo abituati – ha raccontato Pascuzzi –. Facemmo l’albero con un pino fresco e mia sorella trovò una cartolina con il disegno di un presepe; avevamo la nostra Natività in qualche modo. È stata poi mia moglie Tonina, originaria di Pacentro in Abruzzo, a portare i pastori direttamente dall’Italia”.

La tradizione popolare, e cristiana, è vissuta intensamente da Michele Pascuzzi, soprattutto quando la famiglia si riunisce per le celebrazioni natalizie attorno al suo presepe: la figlia Sandra, che arriva dal Canada con il marito e il figlio Daniele, e i figli Lorena e Beniamino.

“Ogni anno, a metà novembre, faccio il presepe per me, ma anche per la mia famiglia. E vedere mio nipote, che oggi ha diciotto anni, ricreare la rappresentazione sacra della nascita di Gesù è motivo di grande gioia – ha aggiunto Pascuzzi –. Nei miei ricordi d’infanzia in Italia, ci sono sempre stati gli zampognari, la Santa Messa a mezzanotte e la chiesa gremita. Si cantava tutti insieme in dialetto e quella piccola parrocchia si trasformava improvvisamente in una grande cattedrale. E poi c’era un grande fuoco all’esterno: simbolo di devozione per riscaldare Gesù, nato nel gelo”.

Ma dopotutto, la storia del progresso civile s’intreccia necessariamente alla storia di una battaglia alle tradizioni del passato, eppure Pascuzzi continua a sperare che “l’usanza del presepe non sia mai dimenticata, soprattutto dalla comunità italiana, perché unica e perché porta tanta atmosfera nelle nostre case”.