ROMA - Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato il Consiglio supremo di difesa, al Palazzo del Quirinale, per domani, giovedì 8 maggio. Lo ha annunciato un comunicato del Quirinale. 

“L’ordine del giorno prevede le valutazioni sul Libro bianco della difesa europea, sulle infrastrutture strategiche nazionali, sull’adeguamento dello strumento militare e le prospettive per l’industria della difesa italiana. Inoltre, il Consiglio esaminerà l’evoluzione nelle principali aree di crisi con particolare riferimento ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente e alle iniziative di pace in ambito internazionale ed europeo”.

La convocazione del Consiglio supremo di difesa s’inserisce in un momento di grande complessità per gli equilibri internazionali e riflette la necessità di un costante aggiornamento delle strategie di sicurezza nazionale, in linea con i mutamenti dello scenario globale.
Tra i dossier più sensibili, quello dell’aumento delle spese militari al 2% del Pil, come richiesto da tempo dai partner Nato, Stati Uniti in testa. Un impegno ribadito dalla premier Giorgia Meloni durante l’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump e rafforzato dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che a margine del congresso del Ppe a Valencia ha anticipato che l’Italia “annuncerà di aver già raggiunto il 2%” in occasione del summit Nato di giugno”.

Nonostante le perplessità espresse più volte dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, alle prese con vincoli di bilancio sempre più stretti, e i distinguo della Lega, il governo sembra intenzionato a mantenere la rotta. Al Colle, su questo fronte, non si registrano segnali di preoccupazione.

L’Italia è però tra i Paesi che non hanno richiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia al Patto di stabilità per le spese per la difesa, seguendo l’esempio di Francia, Spagna e Paesi Bassi. 

L’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, uno dei pilastri del piano ReArm Europe, è stata richiesta finora da 14 Stati membri, numero che dovrebbe salire a 16 nelle prossime settimane, nonostante il termine non tassativo del 30 aprile fissato dalla Commissione Ue sia ufficialmente scaduto. 

La Germania è stata il primo Paese a farne richiesta seguita da Grecia, Lettonia, Estonia e Polonia. Discorso diverso per un altro punto all’ordine del giorno: le “infrastrutture strategiche nazionali”. Una voce che, a leggere tra le righe, rimanda direttamente al dossier Starlink.

Mattarella, secondo fonti vicine al Colle e ricostruzioni di stampa, nutrirebbe forti perplessità sull’ipotesi, in linea con le critiche già espresse in passato verso gli “oligarchi della rete”. Il governo, invece, non ha ancora preso una posizione definitiva. 

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha chiarito che le trattative sono ferme, anche a causa delle polemiche politiche e mediatiche su Elon Musk che hanno “oscurato” il tema. A fine marzo aveva dichiarato: “Mi sembra che tutto si sia fermato. Quando polemiche e tempi si saranno calmati, ci sarà un approccio tecnico. Il punto è: cos’è più utile e sicuro per la nazione”.

Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, si è espresso più volte in modo favorevole verso Starlink e la collaborazione con SpaceX, sottolineando diverse volte che la scelta della tecnologia deve basarsi sulla sua efficienza e non su simpatie o antipatie politiche.

Il Consiglio supremo di difesa, istituito nel 1950 e presieduto dal capo dello Stato, riunisce le massime cariche civili e militari del Paese: il presidente del Consiglio, i ministri di Esteri, Interno, Economia, Difesa e Sviluppo economico e il capo di Stato maggiore della Difesa. 
Si era riunito per l’ultima volta il 23 ottobre 2024 per discutere della crisi in Libano, mentre una precedente convocazione risale al 21 maggio dello stesso anno, in piena emergenza umanitaria a Gaza.