BELGRADO – Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha detto che, nonostante la crisi e i danni all’economia e al sistema dell’istruzione provocati dal movimento di protesta degli studenti, il Paese non si ferma e prosegue il suo cammino verso lo sviluppo e l’integrazione europea. 

In un intervento in serata in diretta televisiva, Vucic ha detto che per la prima volta il tasso di inflazione è sceso in maggio sotto il 4%, con le prime proiezioni che parlano di un 3,8%. E anche il Pil, seppur in misura inferiore alle previsioni, crescerà quest’anno oltre il 3%, cosa che consentirà di confermare i previsti aumenti di salari e pensioni.

Il Presidente ha aggiunto che entro la fine dell’anno verranno aperte nuove fabbriche in tutta la Serbia e inaugurati altri tratti stradali e autostradali per centinaia di chilometri. La ‘rivoluzione colorata’ è ormai in un vicolo cieco, ha aggiunto il Presidente, ribadendo che le nuove elezioni richieste dal movimento di protesta si terranno a tempo debito e quando lo decideranno le istituzioni competenti.

E sull’Europa ha sottolineato la ferma intenzione della Serbia di andare avanti e attuare le riforme richieste, chiedendo al tempo stesso che anche l’Ue faccia la sua parte, confermando concretamente la prospettiva di adesione di Belgrado.

“Noi assolveremo ai nostri obblighi, ma non è sicuro che loro assolvano ai propri, e non sarebbe la prima volta che non lo fanno”, ha osservato Vucic citando il caso dell’accordo fra Belgrado e Pristina firmato nel 2013 con la mediazione dell’Ue, che funge da garante. 

Accordo tuttavia che viene ancora disatteso dalla dirigenza kosovara per quel che riguarda la creazione della Comunità delle municipalità a maggioranza serba in Kosovo. E di ciò Belgrado critica Bruxelles che, quale garante di tale accordo, non eserciterebbe le dovute pressioni su Pristina per il rispetto delle intese raggiunte.