SEUL - Sembra tornare alla normalità la situazione a Seul, in Corea del Sud, dopo ore di tensione nelle stanze del potere come nelle piazze, seguite all’annuncio del presidente Yoon Suk-yeol di voler instaurare la legge marziale nel Paese.

Durante un discorso alla nazione nella serata di martedì, ora locale, il Presidente ha annunciato a sorpresa la legge marziale d’emergenza accusando il Parlamento, controllato dalle opposizioni, di simpatizzare con il Nord comunista e di paralizzare volutamente l’azione del governo.

“Sradicherò le forze filo-nordcoreane e proteggerò l’ordine democratico costituzionale”, ha dichiarato durante il suo intervento, invitando i cittadini a sopportare “alcuni inconvenienti” per il bene della stabilità nazionale: “Attraverso questa legge marziale, ricostruirò e proteggerò la libera Repubblica di Corea”.

Immediatamente migliaia di persone si sono riversate fuori dal palazzo del Parlamento per manifestare il proprio dissenso e opporsi all’ingresso dell’Esercito nell’edificio del governo. Dopo ore di proteste e scontri, il voto unanime dei parlamentari contro la legge marziale ha permesso che la situazione si andasse normalizzando.

Il Parlamento sudcoreano ha approvato la risoluzione che “richiede l’immediata abolizione” della legge marziale, con una maggioranza di 190 deputati presenti sui 300 totali. Un voto che ha spinto le truppe a lasciare l’edificio e lanciato la sfida al capo dell’Esercito, Park An-su, appena nominato comandante della legge marziale, il cui primo decreto aveva bandito le attività parlamentari e dei partiti politici, abolito le manifestazioni e messo sotto controllo i media, oltre a ordinare ai medici tirocinanti in sciopero di tornare al lavoro entro 48 ore.

“Coloro che violano la legge marziale possono essere arrestati o perquisiti senza mandato”, si leggeva nel testo.
La situazione è degenerata dopo mesi di scontri, l’ultimo dei quali si è consumato sul budget per il 2025, approvando un piano di bilancio molto ridimensionato rispetto ai desiderati Presidenziali quando maggioranza e opposizione si sono trovate unite nel condannare la svolta autoritaria. Han Dong-hoon, leader del partito People Power, di cui fa parte anche il presidente Yoon, ha descritto la mossa come “sbagliata” e ha chiesto al Presidente di “spiegare direttamente e in modo approfondito questa tragica situazione”.

Il capo dell’opposizione Lee Jae-myung, che ha perso di misura contro Yoon alle elezioni del 2022, ha etichettato la proclamazione della legge marziale come “illegale e incostituzionale”, sostenendo che “Yoon Suk-yeol non è più il presidente della Corea del Sud” e starebbe valutando la mozione di impeachment.

Da parte sua il Presidente ha accusato: “La nostra Assemblea nazionale è diventata un rifugio per criminali, una tana di dittatura legislativa che cerca di paralizzare i sistemi giudiziari e amministrativi e di sovvertire il nostro ordine democratico liberale”.

Ha inoltre attaccato i deputati dell’opposizione incolpandoli di aver tagliato “tutti i bilanci essenziali per le funzioni principali della nazione, come la lotta ai reati di droga e il mantenimento della sicurezza pubblica, trasformando il Paese in un paradiso della droga e in uno stato di caos per la sicurezza pubblica”.

“Riporterò il Paese alla normalità sbarazzandomi delle forze anti-Stato il prima possibile”, ha minacciato.

Resta da capire fin dove si spingerà Yoon, che sembra contare sull’appoggio dei militari. Secondo una ricostruzione dell’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, sarebbe stato proprio il ministro della Difesa a proporre la via della legge marziale come strumento per superare lo stallo politico.

Gli scenari sono pericolosi: la Corea del Nord di Kim Jong-un, molto vicina alla Russia di Vladimir Putin, oltre a essere una storica alleata di Pechino, rappresenta un fattore di forte instabilità nell’area e identifica nella Corea del Sud “il nemico principale”.

Gli Stati Uniti sono presenti sul territorio con oltre 28mila soldati, mandati per proteggere il Paese dalla minaccia proveniente dalla Corea del Nord, dotata di armi nucleari. Washington e Seul conducono da tempo esercitazioni congiunte, facendo infuriare Pyongyang, che le vede come prove generali per un’invasione, e ha spesso condotto test missilistici per rappresaglia.

Nonostante la stretta alleanza con Washington, gli Stati Uniti non sarebbero stati avvisati in anticipo dell’annuncio e il presidente uscente Joe Biden, informato degli eventi durante la sua visita in Angola, si è detto “seriamente preoccupato”.

In sintonia anche la risposta del Cremlino, che ha parlato di “situazione allarmante”. Dal ministero degli Esteri italiano, Antonio Tajani ha fatto sapere di aver “mandato messaggi politici chiari a Pyongyang di non tentare minimamente di approfittarsi di una situazione di conflitto politico all’interno del Parlamento sudcoreano”.

Il timore è l’apertura di un nuovo fronte di guerra, in Asia, dove già la miccia di Taiwan è pronta ad accendersi da un momento all’altro.