MELBOURNE - Il 2025 ha segnato una tappa importante per gli studenti di italiano della St Michael’s Grammar School e il suo dipartimento di Lingue, con l’arrivo di un gruppo di 17 ragazzi italiani del Liceo Ginnasio Statale Mario Cutelli e Carmelo Salanitro di Catania, accompagnati dalla loro insegnante Agata Aladio.
Insieme, hanno trascorso tre settimane a Melbourne, ospitati dai loro compagni australiani, alcuni dei quali restituiranno la visita a fine anno. Una prima esperienza di scambio per la St Michael’s Grammar School, fortemente voluta da Sarah Porto, insegnante di italiano alla scuola, che ha messo in piedi il progetto, con il contributo dei colleghi del dipartimento linguistico e grazie alla partecipazione della comunità scolastica che si è resa disponibile a ospitare gli studenti e la loro insegnante.
“Il coinvolgimento dei ragazzi italiani nelle classi di lingua è stato arricchente per i loro compagni della St Michael’s: avere persone madrelingua ha reso le attività molto più interessanti per gli studenti, che erano entusiasti di partecipare e di fare pratica di conversazione”.
Uno scambio che è stato reso possibile dalla passione e volontà degli insegnanti che, infaticabilmente, hanno strutturato il progetto nell’arco di due anni. “Per iniziare la conoscenza, i ragazzi hanno creato dei video sulla loro città, sulle loro abitudini”, ha spiegato l’insegnante italiana Agata Aladio.
Si sono quindi conosciuti a distanza e instaurato un rapporto prima di arrivare per vivere un’esperienza “importante”, come l’ha definita Aladio, “che certamente li ha aiutati a maturare e a comprendere, ad esempio, come funziona il sistema scolastico in un Paese diverso”.
Prima di parlare con i ragazzi, mi aspettavo di sentire storie sulle enormi differenze culturali e sociali, le diverse abitudini e passioni. E, sebbene abbiano notato le diversità, le hanno anche abbracciate, concentrandosi sugli aspetti condivisi e sulla facilità di trovare un terreno comune sul quale costruire nuove amicizie.
Una dimostrazione di quanto questi giovani abbiano assimilato un atteggiamento di apertura mentale e accoglienza, forse anche grazie allo studio delle lingue straniere. Senza dubbio, queste tre settimane sono un bagaglio importante per il gruppo, un viaggio il cui ricordo li accompagnerà per gli anni a venire.
“La scuola australiana funziona in maniera molto diversa dalla nostra – ha esordito Elena De Simone –. Qui, per ogni materia cambiamo classe e abbiamo compagni diversi. Anche l’approccio è differente, più pratico e, per questo, più divertente”. La studentessa tra le materie ha scelto studi tessili (textiles), che l’ha fatta sedere per la prima volta dietro una macchina da cucire e, in poco tempo, a confezionare un paio di pantaloni.
“Sono materie che non abbiamo in Italia”, ha sottolineato esprimendo poi la propria gratitudine per l’accoglienza ricevuta dalla famiglia ospitante, che l’ha coinvolta in molte attività ed escursioni. “Lo scorso fine settimana siamo andati a Philip Island”, ha raccontato, spiegando anche come avesse aspettative molto basse per quel che riguarda il cibo, sulle quali, però, si è dovuta ricredere: “La mia ‘mamma’ australiana fortunatamente è un’ottima cuoca”.
Giulia Scacciante concorda rispetto all’opportunità di misurarsi con nuove materie quali progettazione del prodotto (product design) e disegno della moda (fashion design), un’occasione - che al liceo classico non avrebbe avuto - di approcciarsi a qualcosa di più tecnico che teorico: “Ho creato una sedia in miniatura e, per farlo, ho dovuto capire come utilizzare un programma specifico”.
E, a proposito di sfide, la studentessa ha anche imparato a orientarsi in una metropoli come Melbourne: “A Catania non uso molto i trasporti pubblici; stando qui ho imparato a consultare le mappe per spostarmi”.
Le settimane australiane hanno regalato a Giulia anche una maggiore consapevolezza ambientale: “Ho trovato un nuovo rispetto per la natura e quando tornerò a casa starò più attenta”, ha spiegato.
Per Giulia Salomone, invece, è stato interessante entrare in contatto con lo slang e tutte le abbreviazioni australiane: “Ho sempre studiato l’inglese britannico, ma è stato divertente scoprire cose nuove di una lingua che comunque ho cominciato a imparare a cinque anni”.
Nell’arrivare in Australia, Giulia si aspettava di trovarsi in un contesto culturale simile a quello inglese, ma ha realizzato che “gli australiani hanno caratteristiche diverse e peculiari”. “Sono stati tutti molto accoglienti e anche con la mia famiglia ospitante ho instaurato un ottimo rapporto - ha aggiunto -. Mi hanno fatto provare tanti cibi diversi: ho assaggiato la cucina indiana e cinese per la prima volta e anche la carne di canguro”. “Valorizzerò sempre le amicizie strette Down Under”, ha concluso.
Paola Ventura ha raccontato come sia rimasta incantata dalla natura, di cui ha “apprezzato la diversità”. “Sono stata anche a Cairns e Sydney: è tutto così verde. A Melbourne mi sono anche sentita molto sicura; la città ha un’atmosfera bellissima e mi mancherà molto. È molto più multiculturale di quanto mi aspettassi e non lo noti solo per strada, ma anche sugli scaffali dei supermercati: è una delle cose che ho apprezzato di più”.
“Il rapporto con gli insegnanti è molto diverso - ha notato Marco Mirabella -, meno formale e un po’ più alla pari. I miei compagni di scuola sono sempre stati molto aperti, forse perché sono italiano, dimostravano tutti interesse nei miei confronti”.
Una prospettiva diversa sullo sport è quel che ha sottolineato Agostino Comis, che a Melbourne ha scoperto l’AFL: “Uno sport che mi è molto piaciuto. Ho anche giocato a calcetto per la prima volta”. Agostino ha instaurato un rapporto molto stretto con la sua famiglia ospitante, con cui si è trovato “benissimo”.
Ha particolarmente legato con uno dei suoi ‘fratelli’, Hugo, e raccontato che uno dei migliori fine settimana australiani è stato quello trascorso nella sua casa di campagna, dove ha visto “un sacco di canguri e guidato la moto”. E ad Agostino fa eco proprio Hugo Harkness, che ha confermato quanto siano stati bene insieme, complice anche la condivisione degli stessi interessi. “Stiamo già progettando un viaggio a Catania”, ha aggiunto.
Ilaria Natoli ha offerto il suo punto di vista da italo-australiana. Lei, che andrà in Italia alla fine dell’anno, ha spiegato come sia rimasta stupita dai racconti della ‘sorella’ sul sistema scolastico italiano, il fatto che non si possano scegliere materie, la diversa distribuzione delle vacanze. Per quanto riguarda l’aspetto sociale, la studentessa della St Michael’s ha fatto notare che “gli italiani sono più aperti ed estroversi, pronti a fare amicizia”.
Anche Ezra Bonacci, studentessa della St Michael’s Grammar School parteciperà allo scambio, trascorrendo lì anche il Natale e Capodanno, due momenti in cui potrà apprezzare le differenti tradizioni.
“Voglio essere in grado di parlare bene la lingua, quando andrò in Italia” ha dichiarato decisa Eve Harris che, per prepararsi al meglio, ascolta video e guarda serie Tv nel tempo libero.
“Sono piuttosto brava nella parte scritta e nella lettura, ma parlare e ascoltare sono le cose su cui devo lavorare di più - ha ammesso -. L’accento siciliano non è stato difficile da capire; è più la velocità con cui parlano a mettermi in difficoltà”.
Emozionata di vivere una versione diversa delle festività natalizie, Eve è entusiasta del viaggio in Italia, che sarà il primo per lei. Un tour che, insieme ai compagni, la porterà a visitare Venezia, Firenze e Roma oltre al soggiorno catanese.
“L’intenzione è di continuare e magari anche espandere il progetto”, ha sottolineato Aladio, confermando che la ‘puntata pilota’ di questo scambio è stata un successo.