Eduardo Trifoni, direttore del National Space Test Facility (NSTF) a Canberra e professore presso l’Australian National University (ANU), è stato recentemente insignito dell’Ordine della Stella d’Italia dall’ambasciatore d’Italia, Paolo Crudele.
Questa prestigiosa onorificenza viene conferita dal presidente della Repubblica a coloro che si sono distinti per il loro contributo nel mondo.
Per Trifoni, si tratta di “una grandissima emozione” e, come ha raccontato durante la nostra intervista, “il coronamento di una lunga carriera”, vissuta tra l’Italia e l’Australia nel segno della ricerca aerospaziale.
Trifoni ha studiato ingegneria meccanica nella sua città natale, Napoli, per poi trasferirsi a Milano: “In due anni ho ottenuto quattro brevetti internazionali”, racconta.
Dopo quest’esperienza è tornato a Napoli, al Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA) di Capua, che ha rappresentato una tappa centrale della sua carriera. “Per vent’anni mi sono occupato di veicoli spaziali di rientro e test ipersonici nella galleria Scirocco (Scirocco Plasma Wind Tunnel), la galleria al plasma più grande e potente al mondo. È una struttura che abbiamo potuto sviluppare grazie alla tecnologia degli Stati Uniti e della NASA (National Aeronautics and Space Administration) e grazie anche al grande rapporto di collaborazione che il fondatore del CIRA, il professore Napolitano, aveva istituito con il mondo scientifico e accademico negli States”.
Questa struttura unica nel suo genere, è in grado di simulare le condizioni estreme che un veicolo spaziale affronta rientrando nell’atmosfera terrestre: “Parliamo di flussi termici di migliaia di kilowatt per metro quadro, qualcosa di migliaia di volte più potente dell’irraggiamento solare”. Durante il rientro atmosferico, un veicolo spaziale è colpito da un flusso di calore fino a diecimila volte più intenso dell’energia solare che, per esempio, riceviamo sulla pelle in estate.
La galleria Scirocco è in grado di riprodurre queste condizioni estreme qui sulla Terra, permettendo di testare materiali e scudi termici in condizioni simili a quelle affrontate durante il rientro nell’atmosfera terrestre.
La galleria, talmente grande da essere individuabile perfino da immagini satellitari, era parte del progetto europeo per lo shuttle ‘Hermes’, un’iniziativa dell’European Space Agency (ESA) negli anni ‘80-‘90 per costruire uno shuttle europeo, poi cancellato, ma la galleria Scirocco ha poi continuato a servire missioni spaziali in quattro continenti.
Da sei anni, Trifoni vive e lavora in Australia, dove, come detto, dirige il National Space Test Facility presso l’Australian National University.
Qui si occupa della sperimentazione e del collaudo di satelliti e veicoli spaziali: “Negli ultimi cinque anni sono stati lanciati nello spazio 23 veicoli grazie anche al nostro contributo. La nostra responsabilità è garantire che funzionino in condizioni spaziali”.
Secondo il professore, siamo alle porte di una nuova rivoluzione, quella del trasporto ipersonico: “Dopo quella delle comunicazioni, la prossima sfida è accorciare le distanze fisiche. Già oggi abbiamo la tecnologia per volare dall’Europa all’Australia in meno di due ore. I primi voli saranno per cargo o astronauti, ma in futuro anche per passeggeri comuni”.
La cooperazione tra Italia e Australia nel settore spaziale è già una realtà e Trifoni auspica che possa ampliarsi: “Già con la missione australiana SpIRIT (Space Industry Responsive Intelligent Thermal) c’è stata collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana. L’Italia è l’ottava economia del mondo e ha molto da condividere. Vedo negli australiani una grande voglia di fare, e nei nostri ingegneri una creatività che può portare lontano”.
Durante la nostra chiacchierata si è parlato anche delle sfide nel comunicare la scienza al pubblico: “Bisogna far capire gli effetti pratici dello spazio. Il fatto che ha un’importanza significativa nelle economie di tutti i Paesi e di fatto è anche diventato un terreno di enorme investimenti. Quindi, la popolazione dovrebbe essere molto interessata alle questioni spaziali: tutte le nostre transazioni bancarie, la navigazione, la geolocalizzazione, dipendono da satelliti. Lo spazio è parte integrante della nostra vita quotidiana”, afferma il professor Trifoni.
In effetti, per quanto riguarda i mezzi d’informazione, il ruolo dovrebbe essere anche quello di facilitare la diffusione di informazioni scientifiche e la comprensione da parte del pubblico. Sono temi che possono sembrare lontani dalla quotidianità ma sono protagonisti della vita di tutti i giorni.
Quando gli si chiede quale Italia porti con sé nel suo lavoro in Australia, risponde con orgoglio: “L’Italia dei grandi lavoratori e dei grandi sognatori. L’Italia delle persone che si impegnano per portare avanti progetti e per innovare il proprio campo. Ma anche l’Italia delle grandi relazioni umane, della grande empatia e della capacità di comunicare con gli altri”.