ADELAIDE - Il Com.It.Es SA ha di recente pubblicato una relazione dal titolo Capire il passato, il presente e il futuro!, quello di club e associazioni.

La relazione è frutto di un lungo lavoro, iniziato nel 2016, finanziato dal ministero degli Affari esteri italiano e con il supporto del Consolato d’Italia ad Adelaide e analizza in dettaglio il ruolo passato e presente svolto da club, associazioni ed enti assistenziali italiani in South Australia, senza dimenticare il futuro. 

È da subito emerso che il fulcro dell’attuale discorrere ruota attorno al cambio generazionale, al passaggio del testimone dai padri ai figli e nipoti dei fondatori, nati in Australia e totalmente integrati nel tessuto culturale e sociale Down Under.

Il ruolo dei club è quindi ora la ricerca di una nuova identità, diversa da quella con cui sono nati:

“In passato associazioni e club erano luoghi in cui gli italiani provenienti da particolari regioni e città potevano riunirsi e partecipare ad attività sociali e talvolta culturali”, si legge nella relazione. 

Con il passare dei decenni e con le nuove generazioni, il ruolo di questi club e associazioni all’interno della società italo-australiana è molto cambiato.

Gli italiani di seconda e terza generazione si sono totalmente integrati nella società australiana e talvolta sembrano non identificarsi completamente con associazioni e club e la conseguenza è che vengono a mancare le motivazioni per mantenere vivi i valori culturali delle associazioni a custodia delle tradizioni. 

Mark Quaglia, ex presidente e attuale membro del comitato, ha ben chiaro quanto sta avvenendo:

“I club, a 50 anni dalla loro nascita, rimangono inestricabilmente collegati e ampiamente frequentati dalle madri e dai padri fondatori, molti dei quali oggi hanno più di 75 anni, e il nostro progetto ha soprattutto offerto agli amministratori di questi organismi l’opportunità di esprimere le sfide che stanno affrontando e che dovranno affrontare per rimanere attivi in un mondo così diverso da quello trovato quando sono arrivati tanti anni fa”. 

Christian Verdicchio, presidente del Com.It.Es SA, ha aggiunto che il compito di coinvolgere quanti più club e associazioni possibile non è stato facile.

Il Com.It.Es SA ha voluto ringraziare Marylisa Fabian per gli instancabili sforzi nel redigere gli incontri nel corso degli anni, un grazie anche ad Angela Scarino e a Matteo Farina, entrambi della UniSA, per il loro straordinario lavoro nell’analisi dei dati e nel completamento del rapporto, con un sistematico approccio accademico.

I dati sono stati raccolti da 14 focus group, tra club, associazioni ed enti sociali, in particolare Filef e Patronati, sei club – Campania, Fogolar Furlan, Marche, Molinara, S. Giorgio La Molara Community Centre e Veneto Club – e sei enti sociali: Saint Hilarion, ANFE, Bene, CIC, CO.AS.IT. e PISA, ora Nonna’s Cucina. 

Durante i focus group, iniziati a ottobre 2016 e conclusi a giugno 2019, è stato chiesto ai partecipanti di rispondere a un questionario di otto domande aperte.

Raccolte tutte le risposte, sono stati analizzati i dati. Per quanto riguarda le associazioni coinvolte, è importante specificare che i Patronati rappresentano altre associazioni, l’INCA, l’INAS e l’INCA Perth e sono stati creati dai sindacati per aiutare i pensionati a gestire i problemi collegati alla sicurezza sociale, alla salute e ai servizi sociali.

La Filef invece offre programmi di lingua e cultura, con classi di lingua per adulti e bambini. Tra le associazioni, i maggiori problemi emersi sono di natura finanziaria: la Filef in passato riceveva fondi dal governo italiano, ora è autofinanziata, mentre i patronati ricevono ancora fondi ma con un sistema a punti, in base alle pratiche gestite. 

Un altro tema emerso è che i patronati offrono anche altra assistenza, oltre alle pratiche pensionistiche, che non viene però ricompensata né tantomeno riconosciuta.

È emerso che i rapporti con il Consolato sono minimi e molto limitati.

I club invece, fondati dagli immigrati italiani per socializzare e conservare cultura e tradizioni di provenienza, hanno sottolineato che la loro funzione attuale è principalmente quella di offrire pasti e i locali per cerimonie, laboratori e conferenze, maggior fonte di entrata.

Proprio le entrate sembrano rappresentare la maggior problematica, con l’aumento dei costi, anche di personale, considerato l’avanzare dell’età dei soci volontari e la necessità di prendere personale esterno retribuito.

Infine, il coinvolgimento dei giovani sembra essere difficoltoso, in alcuni casi generato da un atteggiamento ‘negativo’ dei padri fondatori, attaccati al loro ruolo, che ha impedito ai giovani l’accesso alla gestione del club, in particolare il Molinara Club, che ritiene ora di aver perso un’opportunità, dove i giovani sono stati esclusi e questo ha ancora un impatto negativo sulla situazione attuale. 

Il Veneto e il Marche Club hanno dimostrato maggiore visione e hanno attratto le giovani generazioni, quarantenni entusiasti di partecipare all’organizzazione del club e ai suoi programmi. 

Il Campania Club ha fatto dei giovani il suo cavallo di battaglia.

Quanto è emerso di comune accordo è che i club, per sopravvivere, devono cambiare e in fretta: per molti, i prossimi 5-10 anni decideranno il futuro. Infine gli enti, che offrono servizi alla comunità, non solo italiana.

Tra i servizi offerti, si elencano preparazione e consegna di pasti a domicilio, supporto sociale e trasporti per partecipare a specifiche attività. Tra le esigenze emerse negli enti sociali: personale che parli italiano innanzitutto. 

Al Saint Hilarion, per esempio, dei 290 dipendenti, solo 35 parlano italiano.

Situazione simile anche presso Bene Aged Care. Il Co.As.It. ha evidenziato la barriera linguistica come uno dei problemi maggiori.

Inoltre, la competizione tra enti è molto sentita. 

Infine i fondi, che sembrano non essere mai sufficienti: tutti gli enti devono fare affidamento su un elevato numero di volontari, fondamentali per garantire l’operatività. 

Ma non solo: i volontari ormai iniziano a essere anziani: “La maggioranza ha 70, 80 anni e presto diventeranno clienti”, riporta Nonna’s Cucina. Tutti i club e gli intervistati auspicano maggiori contatti, sia con il Consolato che con il Com.It.Es.

Per concludere, dal rapporto emerge che enti e associazioni sono più focalizzati sull’assistenza agli anziani, i club puntano sul coinvolgimento delle nuove generazioni, una sfida titanica, considerato lo scarso attaccamento alle origini sentito dagli italo-australiani.

Al di là di possibili strategie e sinergie tra governi locali e governo italiano e associazioni, enti e club, la ricerca ha soprattutto dimostrato che i rapporti tra le associazioni, i club, gli enti sociali, il Com.It.Es e il Consolato hanno ampi margini di miglioramento.