MELBOURNE - La Catholic Regional College di Melton, che da quest’anno ha cambiato il nome in St Francis Catholic College, in onore del Santo di Assisi, è una scuola superiore che conta circa 1.200 alunni.
Nonostante siano pochissimi nell’istituto ad avere origini italiana, la Languages Domain Leader Claudia Russo è riuscita a costruire, anno dopo anno, l’interesse per le lingue, tanto da avere almeno una classe per ogni anno in cui la materia diventa facoltativa e, alla fine del 2022, sono stati 12 gli studenti a portare italiano come materia d’esame per il VCE.
Claudia Russo è molto legata alla lingua, che parlava in casa solo con la nonna perché i suoi genitori, entrambi calabresi, usavano il dialetto.
“Ho studiato anche tre mesi all’Università per stranieri di Perugia e ho insegnato poi un breve periodo a Cividale del Friuli”, racconta.
E si è talmente innamorata della piccola cittadina friulana da aver instaurato un legame con il Convitto Paolo Diacono, una scuola molto attiva nell’organizzare scambi con l’Australia.
Così, dal 2011 ha avviato un progetto di scambio con la scuola cividalese, che prevede l’arrivo dei ragazzi italiani per qualche settimana nel mese di luglio e poi, la classe dell’Anno 11 del St Francis Catholic College ricambia la visita a novembre.
Lo scambio è un incentivo molto importante per gli studenti che vogliono continuare nello studio della lingua fino all’Anno 12, come fa presente Russo:
“I ragazzi sono spinti dalla voglia di viaggiare, ma è anche un’occasione per loro per capire come utilizzare la lingua e mettere a frutto ciò che hanno studiato negli anni precedenti”.
In preparazione allo scambio solitamente si organizzano delle videochiamate tra la classe italiana e quella australiana, per dare ai ragazzi la possibilità di conoscersi, entrare in confidenza e fare pratica con la lingua prima del viaggio.
Russo sottolinea che la conversazione rappresenta per i ragazzi la parte più avvincente e motivante dello studio di una lingua.
“Non vogliono sapere tanto leggere o scrivere, ma essere in grado di esprimersi, di parlare quando viaggiano o si trovano in condizione di usare l’italiano”, commenta.
Ecco perché già negli Anni 7 e 8 l’insegnante cerca di parlare in italiano in classe e invitare i suoi alunni a fare altrettanto.
“Ogni settimana i ragazzi scrivono su un biglietto l’argomento di cui vorrebbero parlare e il venerdì io estraggo uno dei biglietti e conversiamo su quel tema specifico”.
Politica, attualità, qualsiasi cosa sia di interesse dei ragazzi.
“All’Anno 7 e 8 si fa un po’ di fatica, ma già dall’Anno 10 le conversazioni diventano più coinvolgenti e in questo modo manteniamo vivo il loro interesse”, aggiunge Russo.
Un altro modo per suscitare l’interesse degli studenti sono le gite scolastiche, contestualizzare ciò di cui si parla in classe: da Lygon Street al Museo Italiano alle visite ai club per giocare a bocce, a calcio e fare una partita a carte mentre si chiacchiera in italiano.