Prima di decidere di scrivere un libro “suo” – “prima di darmi il permesso”, dice –, ha passato anni a progettare, editare e spesso riscrivere libri di altri. Non c’è infatti ambito editoriale nel quale Teresa Porcella, cagliaritana di nascita e fiorentina d’adozione – dove si è laureata in Filosofia – non abbia lavorato.

È stata caporedattrice per la scolastica e i progetti multimediali alla Giunti ed editor dei marchi Fatatrac e Motta Junior. Editor e autrice freelance per molti altri editori, a partire dai colossi Rizzoli e Mondadori, fino a realtà indipendenti come Sinnos, Kalandraka, Carthusia, LibriVolanti, Edt, Telos.

Tra il 2011 e il 2020 fa anche esperienza come libraia, e insieme a due socie fonda a Firenze Cuccumeo, libreria specializzata per ragazzi, vincitrice di vari premi come ‘Miglior libreria d’Italia’.

Infine, è formatrice di insegnanti e bibliotecari, fa laboratori in tutta Italia, ed è docente di Progettazione editoriale all’Accademia di grafica e illustrazione The Sign di Firenze ma, prima ancora, ha insegnato Letteratura per l’infanzia all’Università di Cagliari per tre anni.

Anche se i primi libri pubblicati come autrice risalgono a circa 12 anni fa, per parlare di lei come scrittrice bisogna risalire alla sua adolescenza a Cagliari. “Inizio a scrivere poesia a 14 anni – ricorda –. Scrivo tanto, ma tutto resta chiuso in un cassetto, anzi molti cassetti. Ho sempre saputo che era quello che volevo fare; lo avevano capito anche le persone che avevo intorno”.

E la memoria va ancora più indietro, agli anni dell’infanzia, alle gite in auto con la famiglia. “Guardavo la macchina dietro di me e inventavo una storia sulla persona che era alla guida – racconta –. Quando l’auto ci superava, dovevo trovare un finale rapido per quel personaggio e passare a una nuova storia. Questa necessità di raccontare mi ha accompagnato tutta la vita”. Non a caso compie studi musicali, prediligendo l’opera lirica, dove c’è sempre una storia a fare da guida. 

Al liceo incontra la poesia, grazie alla docente di Lettere: “Ci ha fatto studiare Porta e Belli, facendomi scoprire la forza dei dialetti. Ma anche Brecht, tradotto da Franco Fortini, una folgorazione. E poi il filone femminile, con Sylvia Plath e Ann Sexton in testa”. 

E quella prima poesia di Teresa 14enne torna, insieme con altre, nel libro Prima e poi (Bacchilega, con illustrazioni di Giorgia Atzeni). “Una raccolta uscita durante la pandemia, il cui filo conduttore sono le aspettative e ciò che resta dei momenti importanti, quelli che ognuno di noi considera strutturanti nella propria vita”. Un esempio importante, per Teresa, è stata la madre.

“Sono l’ultima di sette fratelli – afferma –. Mia madre, quando ero bambina, ha ripreso gli studi e si è iscritta all’università. Facevamo i compiti insieme”. Un’esperienza fondamentale per capire che in qualsiasi momento della vita si possono iniziare nuovi percorsi. 

Oggi Porcella ha alle spalle oltre 30 libri pubblicati, in versi e prosa, per le diverse fasce di lettori da 0 a 13 anni, molti dei quali premiati e tradotti in Spagna, Messico, Argentina, Stati Uniti, Cina, Brasile, Turchia, Giordania, Serbia, Romania e una serie di collane di cui è curatrice. 

Tra queste ultime, spicca 147, Mostro che parla (Telos edizioni), dedicata agli esseri fantastici delle leggende popolari delle Regioni italiane. “L’idea era far conoscere l’Italia attraverso le storie tradizionali che hanno come protagonisti mostri, spiriti e altre creature - spiega Teresa -. Alcuni di questi esseri sono comuni a tutte le Regioni, magari con nomi diversi. Altri sono legati a singoli territori”.

E in una sorta di cameo letterario, ha tenuto per sé il volume dedicato alla Sardegna.

“Ho voluto per ogni libro uno scrittore e un illustratore originari di quella zona – continua – che fossero però in grado di calare i personaggi magici nella realtà attuale”. 

Inoltre, ogni libro ha un’estensione digitale che consente di ascoltare uno dei racconti dalla voce del suo autore, non ripulita da inflessioni dialettali. Un formato interessante anche per gli italiani all’estero, per i quali il legame con le radici e le tradizioni passa in molti casi proprio per l’appartenenza regionale, come testimoniano le stesse associazioni della comunità. 

In un’epoca in cui si legge sempre meno e i giovani sono attratti soprattutto dal loro cellulare, vale la pena occuparsi di libri per ragazzi? “Intanto i bambini leggono più degli adulti, almeno in Italia – risponde Teresa – . E gli adolescenti passano al telefonino lo stesso tempo della maggior parte dei loro genitori”.

Il punto, semmai, è come interessarli, seguendo le loro inclinazioni.

“Molti videogame sono strutturati come racconti – spiega Porcella –. E allora, si può avvicinarli alla letteratura mostrando che molti dei loro giochi preferiti derivano da altre narrazioni. In fondo la stessa Divina Commedia è come un videogame che procede per livelli. Il trucco è non insistere sulla contrapposizione tra media, il libro contro il videogioco, ma sulla continuità”.

Ancora, renderli protagonisti, ascoltare le loro opinioni e i loro gusti. “Possono scrivere recensioni di libri in forma di rap, per esempio – continua Porcella –. Questo comporta leggere, riflettere, analizzare, sintetizzare, scrivere secondo un genere che ha regole da rispettare”.

Un esercizio che sicuramente coinvolge più della classica scheda di lettura e che alla fine risulta addirittura più complesso.