BUENOS AIRES – Sabato scorso, nella sede dell’Unione Ossolana di Villa Crespo, la Lega delle donne calabresi ha proposto una nuova e vivace edizione del suo caffè letterario, ribattezzato Caffè Macchiato.
L’iniziativa, organizzata in collaborazione con il sito La Sfogliatella e il collettivo Nuove Generazioni Italiane (Ngi), è diventata un appuntamento atteso non solo dagli appassionati di lettura, ma anche da chi desidera riscoprire e condividere aspetti della cultura italiana in chiave contemporanea e partecipativa.
Ad accogliere i presenti è stato il caloroso benvenuto del presidente dell’Unione Ossolana, Aldo Caretti, seguito dall’intervento della presidente della Lega, Irma Rizzuti, che ha sottolineato come il progetto Caffè Macchiato si sia evoluto da semplice circolo di lettura a spazio di incontro e confronto multidisciplinare, capace di attrarre un pubblico sempre più ampio e variegato.
Il tema della giornata, presentata da Cristina Borruto, è stato il Risorgimento italiano, affrontato da diversi punti di vista. Maria Teresa Straface ha aperto l’incontro ricostruendo il contesto geopolitico della penisola prima dell’unificazione. A seguire, Marina Artese Grillo ha illustrato l’influenza di quel periodo sulla letteratura e sul ruolo decisivo che gli intellettuali ebbero nel processo di costruzione nazionale.
Roberto Carolei, del gruppo di danza Gioia D'Italia, ha guidato il pubblico alla scoperta delle danze popolari dell’epoca, come la quadriglia, evidenziando le differenze sociali, economiche e regionali che si riflettevano nei diversi stili. Fabián Palermo, invece, ha presentato un’interessante rassegna di immagini, per esplorare le arti visive e l’architettura del Risorgimento, mettendo in luce gli influssi artistici provenienti dalle dominazioni precedenti e le nuove tendenze ispirate all’ideale unitario.
Il senso di appartenenza alla nazione, maturato in quel periodo, è ben visibile anche nei monumenti donati dalla comunità italiana alla Repubblica Argentina: ne sono esempio le statue di Giuseppe Mazzini in Piazza Roma e di Giuseppe Garibaldi in Piazza Italia a Buenos Aires.
Dopo la pausa per il caffè, il pubblico ha potuto assistere all’emotiva esibizione di Maria Eugenia Caretti, accompagnata al piano da Susana Rojas. La soprano ha interpretato due arie tratte dalle opere Norma di Vincenzo Bellini e Aida di Giuseppe Verdi, compositore simbolo del Risorgimento, la cui musica ha contribuito a diffondere gli ideali di libertà e unità in tutta Italia. Non a caso, quando i patrioti scrivevano sui muri “Viva Verdi”, il cognome del musicistare era in realtà l’acronimo di “Vittorio Emanuele re d’Italia”.
Non è mancato il momento dedicato alle figure femminili nella storia. Liliana Brusca e Silvina Preiti hanno ricordato l’impegno e il coraggio di molte donne, spesso dimenticate, che presero parte attiva ai moti risorgimentali.
Tra queste spicca Anita Garibaldi, la compagna di Giuseppe, che combatté al suo fianco nelle campagne in Sud America e in Italia, fino alla morte prematura durante la fuga dalla Repubblica Romana. Figura carismatica, è considerata “l’eroina dei due mondi” per aver combattuto sia in Sud America che in Europa.
La traduttrice Mariel Pitton Straface ha invece offerto una panoramica sul panorama linguistico preunitario, spiegando le ragioni storiche e culturali che portarono alla scelta del fiorentino come base dell’attuale lingua italiana. Per mostrare la ricchezza e la varietà dei dialetti regionali, ha presentato una mappa interattiva accompagnata da esempi sonori tratti da diverse aree del Paese.
La serata si è conclusa con un momento corale, in cui tutti i presenti hanno cantato insieme l’Inno di Mameli e il coro Va’, pensiero dal Nabucco di Verdi, simbolo poetico della nostalgia per la patria e dell’anelito collettivo all’unità.
Le moderatrici dell’evento, che per l’occasione indossavano un fazzoletto rosso al collo – omaggio ai garibaldini – hanno accompagnato il pubblico in un viaggio appassionante, che ha unito rigore storico e leggerezza narrativa, restituendo un racconto coinvolgente e accessibile del Risorgimento e della costruzione dell’identità nazionale italiana nella sua varietà.
Non è un caso che Caffè Macchiato si sia tenuto nella sede di un’associazione piemontese, nonostante organizzato dalla Lega delle donne calabresi, con la partecipazione dei membri di altre associazioni.
Calabresi, friulani, piemontesi... sì, ma anche italiani. Per gli italo-discendenti in Argentina, l’identità regionale è fortemente sentita, ma non esclude quella nazionale: convivono e si intrecciano nell’amore per la lingua, l’arte, la musica e il desiderio di preservare e trasmettere le tradizioni, dalle ricette ai dialetti.