In occasione dell’evento ‘Italiano e dialetto nella società italiana e nelle nuove generazioni di italo-australiani’, presso la sede del Co.As.It. di Carlton, un gruppo di studiosi ed esperti di linguistica italiana ha discusso dell’evoluzione storica e sociologica dell’ampia gamma di lingue madri regionali italiane. L’evento è stato organizzato da Comites Melbourne – Victoria & Tasmania, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne, il Consolato d’Italia e la Società Dante Alighieri Melbourne, in occasione della 22esima Settimana della lingua italiana nel mondo.
Ubaldo Aglianò, presidente del Comites Melbourne, ha parlato del tema della settimana di eventi di quest’anno, ‘Non ti followo’.
“I giovani di oggi, e in particolare gli italiani di seconda e terza generazione, hanno la capacità di reinterpretare la lingua italiana in qualche modo. ‘Non ti followo’ è un’italianizzazione di una frase inglese – ha spiegato, per poi spostare l’attenzione sulla motivazione del focus specifico dell’evento della serata –. Nel contesto italo-australiano, siamo consapevoli che la comprensione e l’uso della lingua italiana da parte delle seconde e terze generazioni siano in qualche modo influenzate da espressioni dialettali. Perché? Perché sono cresciuti con i loro nonni, i loro genitori, che forse non parlavano loro in un italiano ‘perfetto’; la lingua più vicina all’italiano che molti conoscono è il dialetto regionale della loro famiglia”.
Gli esperti della serata erano Neri Binazzi, Claudia Crocco, Luisa Amenta, Antonia Rubino e Massimo Cerruti, che hanno parlato di una serie di argomenti stimolanti, spaziando dal rapporto di corresponsabilità tra dialetto e italiano ‘corretto’, all’alienazione sociale a due facce che può verificarsi a causa della stigmatizzazione generazionale del dialetto, fino al valore simbolico del dialetto come emblema di autenticità e appartenenza negli spazi urbani/pubblici.
Di particolare interesse per il pubblico italo-australiano è stata la presentazione di Antonia Rubino della sua ricerca sul rapporto tra gli italo-australiani di terza generazione e il dialetto regionale. I suoi risultati hanno rivelato che, sebbene l’italiano e il dialetto siano presenti nel repertorio linguistico dei giovani italo-australiani intervistati, tra le due lingue l’italiano è quella che le persone amano di più e che usano di più – più familiare grazie all’istruzione.
Alcuni partecipanti hanno affermato che l’apprendimento del dialetto è rocket science e altri hanno persino rivelato di essere stati rimproverati per l’uso del dialetto in un contesto educativo, con un avvertimento da parte dell’insegnante: “Stiamo studiando l’italiano, non il calabrese”.
Tuttavia, altri hanno espresso il valore delle frasi dialettali e dei modi di dire regionali per descrivere cose o situazioni con sfumature e particolarità, nonché il forte legame che il dialetto consente di mantenere con le proprie radici culturali.
Nonostante il ruolo del dialetto regionale nella società italiana e italo-australiana sia complesso e in gran parte non lineare, è sicuramente un argomento su cui la comunità dovrebbe continuare a riflettere e a interrogarsi; in qualche modo, definisce il tessuto sociale comunicativo della nostra meravigliosa cultura.