Vendeva biglietti per l’America, confetti e liquori, ma soprattutto offriva sogni. Così Michele Celidonio, senatore abruzzese dal 1968, fu per migliaia di italiani del Centro-Sud il ‘mecenate dell’emigrazione’ nel mondo. 

Con la sua agenzia di viaggi nel centro storico di Sulmona, fondata nel 1896 dal padre, che produceva anche liquori e confetti, Celidonio, dopo la laurea negli anni Trenta, trasformò l’attività di famiglia in un punto di riferimento non solo turistico, ma anche sociale. Aiutò migliaia di emigranti in un’epoca in cui partire significava affrontare un salto nel buio verso la speranza di una vita nuova in qualche parte del mondo, dall’America all’Australia.

“Venivano anche dalla Sicilia perché avevano saputo di questo signore di buon cuore - racconta la nipote Alice Di Palma, oggi titolare della storica agenzia -. Ripagavano se e quando potevano. Un uomo saldò il debito con un asino, altri mai, ma lui non fece nomi né pretese nulla”. Celidonio si faceva da garante in banca, anticipava il costo dei viaggi, offriva vestiti e aiuti economici. “Riceveva persone anche a casa, a qualsiasi ora - ricorda la figlia Antonietta -. È stato un padre per noi e per tanti altri. Quando fu eletto senatore avevo otto anni. Un giornalista mi chiese se fossi contenta e io risposi: “No, adesso è diventato il papà di tutti”. 

La sua dedizione non si fermò all’emigrazione. Come imprenditore contribuì alla nascita del complesso turistico di Passo San Leonardo, tra la Majella e il Morrone, e fu tra i promotori dell’arrivo della Fiat a Sulmona. Da parlamentare, eletto con il Psi-Psdi unificati, si batté per il riconoscimento di Sulmona come provincia.

“Non per campanilismo - sottolineano i familiari - ma per difendere istituzioni fondamentali come il tribunale e l’Asl”.
Celidonio è scomparso il 25 settembre 2000. Ma la sua eredità resiste nei racconti di chi ancora oggi entra in agenzia per dire grazie. 
“Al funerale di mia madre Dorinda poche settimane fa - ricorda Alice - un australiano mi ha baciato la mano e ha detto: “Grazie per quello che avete fatto per gli emigrati”. “Diceva sempre che tutti abbiamo bisogno degli altri”, conclude Antonietta.