Il Chief Public Health Officer, Nicola Spurrier, ha confermato stamattina che il numero di casi collegati al focolaio ha avuto inizio quando una donna di 80 anni è risultata positiva al virus lo scorso sabato, dopo essere stata curata al Lyell McEwin Hospital nella periferia settentrionale di Adelaide; anche due suoi contatti diretti sono stati contagiati, il figlio di circa 60 anni e una donna sulla cinquantina.

Nella giornata di ieri, è stato individuato un quarto caso legato al cluster, un impiegato della prigione di Yatala, nella periferia nord di Adelaide, a stretto contatto con uno dei casi precedenti; anche un detenuto di un altro centro di correzione è stato contagiato, perché si trovava al pronto soccorso del Lyell McEwin Hospital nella stessa giornata del primo caso positivo. Al momento si trova ancora in ospedale.

Il Chief Scientist federale, Alan Finkel, si è però detto fiducioso sui sistemi di tracciamento del South Australia: “Penso che questo focolaio dovrebbe essere visto come un’aberrazione, ma le aberrazioni sono inevitabili – ha dichiarato –, ecco perché abbiamo bisogno di una seconda linea di difesa che sia davvero veloce nei test, nel tracciamento dei contatti e nella gestione delle epidemie. Il South Australia è preparato, sono state effettuate numerose simulazioni negli ultimi mesi”.

Lo Stato sta infatti adottando la strategia del “terzo anello”: isolare i casi, i contatti più stretti e i loro legami diretti, tre livelli per domare la diffusione.

Intanto, ieri pomeriggio, i passeggeri in arrivo a Perth da Adelaide sono stati messi in quarantena, dopo che il premier del Western Australia, Mark McGowan, ha ripristinato le restrizioni identificando il South Australia come ‘zona rossa’, seguito poi dal Northern Territory e dalla Tasmania che ha chiesto ai passeggeri giunti la scorsa settimana di isolarsi immediatamente.

Qualche ora fa, in conferenza stampa, anche il premier Annastacia Palaszczuk ha confermato che Adelaide diventerà hotspot per il Queensland a partire dalla mezzanotte di stasera; la città si aggiunge al Victoria e alle 32 aree di Greater Sydney già dichiarate zona rossa.

“Chiediamo a chiunque nel Queensland, che sia stato ad Adelaide negli ultimi sette giorni, di sottoporsi immediatamente al test e all’isolamento”, ha dichiarato Palaszczuk attraverso un messaggio su Twitter.

Il premier del New South Wales, Gladys Berejiklian, ha invece annunciato che lo Stato non ha al momento intenzione di chiudere i confini con il South Australia, seguita da Daniel Andrews dal Victoria che ha sì identificato il South Australia come hotspot, ma ha spiegato che chiunque arriverà all’aeroporto di Melbourne dal South Australia sarà intervistato e gli sarà possibilmente richiesto di sottoporsi a un rapido test.

Le autorità sanitarie statali pubblicheranno maggiori dettagli nel corso della giornata.