ROMA - Nessuna illegittimità nel provvedimento con il quale il Ministero della Difesa, a fine febbraio scorso, ha disposto la sospensione disciplinare dall'impiego per undici mesi nei confronti del generale ed eurodeputato Roberto Vannacci dopo un'inchiesta sulle affermazioni contenute nel suo libro “Il mondo al contrario”, diventato un caso editoriale.
L'ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha respinto il ricorso proposto dallo stesso Vannacci.
Nel contestare il provvedimento disciplinare, Vannacci ha formulato sette motivi specifici, sostenendo, tra l’altro, la violazione del diritto fondamentale alla libera manifestazione del pensiero.
A suo avviso, non vi sarebbe stata alcuna infrazione delle norme regolamentari, e le sue deduzioni difensive sarebbero state ignorate. Ha inoltre argomentato che le ragioni alla base della sanzione risulterebbero insufficienti a giustificarla e che il Ministro della Difesa, avendo già censurato pubblicamente i fatti su X non appena accaduti, avrebbe dovuto astenersi dal giudicarli. Il ricorrente ha infine contestato le affermazioni secondo cui i suoi atti avrebbero comportato una grave lesione dell’immagine delle Forze armate, ritenendole infondate.
“Questa vicenda non è da ritenersi conclusa in quanto sarà presentato appello al Consiglio di Stato per chiedere la riforma della decisione del Tar”, spiega l'avvocato Giorgio Carta.
Il legale si dice disposto, se necessario, a portare la questione all'attenzione della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, “laddove si valuterà che la libertà di espressione non solo del Generale Vannacci, ma di tutti i militari italiani meriti un attento vaglio anche in ambito europeo”.