WASHINGTON D.C. – “Abbiamo fatto la storia stasera superando ostacoli che nessuno pensava possibili. L’America ci ha dato un mandato potente e senza precedenti; manterrò le promesse sistemando tutto e fermando le guerre”.
Circondato dalla royal family al completo sul palco dell’affollatissimo e festante Convention Center di Palm Beach, con Melania e la rediviva Ivanka, Donald Trump ha improvvisato così il discorso della vittoria dopo che la Fox l’aveva appena incoronato 47esimo presidente americano con la conquista di tutti gli Stati in bilico: preludio di un trionfo a valanga che alla fine comprenderà anche il Senato e probabilmente la Camera, nonché il voto popolare come non accadeva dal 2004 con George W. Bush, smentendo ancora una volta tutti i sondaggi fermi sino alla vigilia su una corsa testa a testa.
“Il più grande comeback della storia americana”, ha esultato dopo di lui il 40enne JD Vance, diventato il terzo vicepresidente più giovane della storia Usa. Un commento usato da molti dei leader mondiali che si sono precipitati a congratularsi con il magnate.
In effetti quella di Trump è stata una vera e propria impresa storica che ha umiliato tutti i suoi nemici, perché è riuscito a tornare alla Casa Bianca a 78 anni (quando giurerà, il prossimo 20 gennaio, sarà il presidente più vecchio a insediarsi) sfidando ogni regola del politicamente corretto, sopravvivendo a due impeachment, vari processi (ancora pendenti), due condanne penali e vari scandali.
Dopo l’assalto al Capitol del 6 gennaio 2021 sembrava un cadavere politico, abbandonato anche dal suo partito, che invece è riuscito a riconquistare e plasmare a sua immagine e somiglianza. Fondendolo quasi col suo movimento Maga e imbarcando nella sua avventura l’uomo più ricco del pianeta (Elon Musk) e un Kennedy, anche se reietto.
Una rivincita incredibile, che lo rende il primo presidente a ricoprire due mandati non consecutivi dopo il dem Stephen Grover Cleveland (ma eravamo a fine ‘800). Una resurrezione grazie a un miracolo. Sì, perché – è la convinzione di Trump – il mandato che ha ricevuto non arriva solo dal popolo: “Molte persone mi hanno detto che Dio mi ha risparmiato la vita per un motivo. Quel motivo era salvare il nostro Paese”, ha ribadito nel suo discorso a Palm Beach, rievocando l’attentato cui è sopravvissuto e promettendo all’America “una nuova età dell’oro”.
Il tycoon ha così infranto nuovamente il sogno di una donna di rompere il soffitto di cristallo, questa volta quello di Kamala Harris, che ha preferito non presentarsi nella notte alla sua Howard University rimandando al giorno dopo il discorso di accettazione della sconfitta e la telefonata di congratulazioni all’avversario.
La candidata dem ha pagato razzismo e misoginia, la scarsa mobilitazione delle donne, ma anche la debolezza della sua campagna e le “grosse responsabilità” di un Joe Biden ostinato a rimanere in corsa nonostante l’età.
Trump ha vinto cavalcando su economia e immigrazione le paure di un’America bianca smarrita, aumentando il consenso anche tra neri e latinos. E addirittura raddoppiando i consensi in roccaforti dem come New York City o sbancando simbolicamente Springfield, la città dell’Ohio dove aveva accusato gli haitiani di mangiare cani e gatti dei residenti.
Secondo gli ultimi risultati, con quasi 73 milioni di preferenze finora (il 50,9%), il magnate non solo ha vinto ma è anche il primo candidato repubblicano a conquistare il voto popolare dai tempi di George W. Bush nel 2004. Per il magnate si tratta di un grande, seppur simbolico, traguardo visto che nel 2016, nonostante la vittoria contro Hillary Clinton, perse il voto popolare su scala nazionale (con oltre 74 milioni di preferenze). Trump, alla fine (quando saranno assegnati anche Arizona e Nevada), conterà su 312 grandi elettori contro i 226 di Kamala Harris. Il numero magico per vincere la presidenza era 270.
Kamala Harris ha perso circa 13 milioni di voti rispetto a Joe Biden. Nel 2020 infatti l’allora candidato democratico ottenne 81 milioni di voti, contro gli oltre 68 milioni incassati dalla Vicepresidente. Nel 2012 Barack Obama e nel 2016 Hillary Clinton ne vinsero di meno, circa 66 milioni.
The Donald si prepara così a entrare alla Casa Bianca con poteri quasi illimitati se avrà il controllo dell’intero Congresso, dato che la Corte suprema ha già una maggioranza conservatrice. Ed è stato lui stesso a dire già come intende muoversi, magari facendo il dittatore, “anche se solo il primo giorno”: usare il dipartimento di Giustizia contro i “nemici interni”, impiegare l’esercito contro le rivolte, licenziare migliaia di dipendenti pubblici di carriera se “sleali”, lanciare la più grande deportazione di massa della storia con una caccia al clandestino in tutto il Paese, sigillare i confini col Messico e mettere fine alle città santuario.
Oltre a una massiccia deregulation abbandonando la lotta al cambiamento climatico e favorendo un altro taglio delle tasse assieme a una crociata anti-woke e anti-transgender nelle scuole, nello sport, nelle forze armate.