ADELAIDE – La State Theatre Company South Australia presenterà presto un nuovo spettacolo, prodotto da Brink Productions, Looking for Alibrandi, tratto dall’omonimo libro di Melina Marchetta del 1992, entrato nella cultura popolare australiana e che esplora la storia di Josephine Alibrandi, un’adolescente italo-australiana che vive con la madre Christina in un sobborgo di Sydney e che sperimenta cosa significhi essere figlia di migranti, in una società che, in quegli anni, inizia finalmente a riconoscere il valore della multiculturalità e in particolare ad apprezzare l’italianità.
Una storia sull’identità culturale, sulle differenze di classe, sulle dinamiche intergenerazionali e sul valore della diversità: è l’ultimo anno di scuola e la diciassettenne protagonista non vede l’ora di creare una propria identità, ancora plasmata dal mondo della nonna, e trovare il suo posto nel mondo. Un racconto che fa luce su tre generazioni di donne e dell’esperienza di essere italo-australiana.
Nel cast e nella produzione, diversi sono gli italo-australiani, come il direttore artistico Stephen Nicolazzo, che ha dichiarato: “È un immenso onore portare Looking for Alibrandi ad Adelaide – in arrivo da Sydney e Melbourne, dove ha registrato diversi sold out – e avere l’opportunità di rivisitare questa produzione davvero speciale con nuove leve sul palco, un nuovo pubblico e migliaia di pomodori”.
Nicolazzo si riconosce anche nella storia che porta in scena: “Come Josie Alibrandi, avevo paura di essere un ‘wog’ in Australia, ma tutto è cambiato quando da bambino ho incontrato questo personaggio del romanzo di Melina Marchetta. La cosa che preferivo fare con mia madre era guardare l’adattamento cinematografico e ballare per casa sulle note di Tintarella di Luna. Questa storia, come per tanti altri, ha unito la mia famiglia e mi ha aiutato a riconciliarmi con la mia etnia”.
Abbiamo incontrato anche l’attrice Lucia Mastrantone, nata e cresciuta ad Adelaide, e di ritorno da Sydney per interpretare nello spettacolo la madre di Josephine, Christina. Lucia ha una carriera di successo nel teatro, nel cinema, in televisione, come doppiatrice e nella produzione teatrale, e si sente onorata di poter recitare in questa nuova produzione.
Negli anni ’90, anche Lucia era una giovane italo-australiana che, come racconta, ha potuto vivere la rivoluzione culturale di quel periodo, quando il governo ha iniziato ad accettare le doppie nazionalità e l’università era gratuita.
“Negli anni ’90 ero all’università – racconta Lucia – e ricordo che finalmente anche noi avevamo una voce, non solo come donne, ma anche come figlie di immigrati. Ho vissuto in prima persona un cambiamento epocale”.
Per la comunità italiana e la sua famiglia la scelta di diventare un’attrice, proprio in quegli anni, non era bene accetta; anzi, era quasi una vergogna, perché l’avrebbe portata in giro per il mondo, precludendole probabilmente la possibilità di crearsi una famiglia sua, un valore fondamentale nella cultura dell’epoca degli italo-australiani.
Per questo, ha deciso di andarsene da Adelaide, quasi in rotta con la sua famiglia, cosa che l’ha resa molto triste. E proprio la scoperta del romanzo di Melina Marchetta per lei è stata rilevatore e liberatorio.
“Una mia amica, che mi vedeva così abbattuta, mi ha consigliato di leggere il romanzo, sicura che mi avrebbe fatto capire l’importanza del mantenimento delle proprie tradizioni d’origine e come armonizzarle con la spinta all’autorealizzazione e al cambiamento che sentivo così forte dentro di me”.
Insomma, Lucia si è identificata perfettamente nel personaggio di Josephine, anche se nello spettacolo interpreta ora la madre, Christina, un’altra circostanza per lei molto significativa, visto che questo personaggio che interpreta la fa identificare con la cultura della madre.
“Infatti, la madre di Josephine – continua – fa parte della generazione che non è potuta andare a scuola o all’università, che doveva seguire le regole della propria cultura, soprattutto quelle del matrimonio e della famiglia”.
Un personaggio l’ha aiutata a riconnettersi con lei e a capire di più il suo punto di vista.
“La storia che interpreto è la mia storia e quella di mia madre che, a differenza mia, non ha potuto seguire le sue passioni”, aggiunge Lucia, che ricorda ancora come al tempo della scuola non si potesse parlare italiano in pubblico, “per non sembrare troppo italiani”.
L’attrice è sicura che molti si riconosceranno nei personaggi dello spettacolo e faranno pace con i sentimenti contrastanti della loro gioventù. Looking for Alibrandi sarà in scena alla Dunstan Playhouse dal 22 al 31 maggio.