ROMA - Le navate della basilica di San Pietro illuminate con i led all’energia prodotta da pannelli solari capaci di confondersi con gli storici tetti degli edifici vaticani, la sostituzione di vecchie caldaie, l’areazione naturale della basilica, un’attenzione allo smaltimento dei rifiuti che potrebbe vedere, per esempio, un riutilizzo delle cuffiette usate per i tour dei pellegrini: sono alcuni dei tasselli del progetto del Vaticano che ha come obiettivo “l’impatto zero” entro la fine del 2026. 

In scia ai documenti di Papa Francesco, che ha sempre mostrato particolare attenzione alla questione ambientale, la Fabbrica di San Pietro ha presentato le misure che saranno adottate nei prossimi mesi per rendere il Vaticano tra gli Stati più “green” del mondo. 

Un impegno che vede in prima linea anche Papa Prevost, che incontrando i vescovi del Mozambico li ha esortati: “La cura della nostra casa è parte integrante della vostra missione profetica. Prendetevi cura del creato che geme e insegnate ai vostri fedeli l’arte di proteggerlo con giustizia e pace”, ha sottolineato Leone XIV. 

La rivoluzione vaticana ha visto il coinvolgimento dei maggiori istituti di ricerca, come Enea, Politecnico di Milano, Università di Bari Aldo Moro.  

“Il progetto di sostenibilità relativo al complesso monumentale della Basilica di San Pietro mira a renderla una ‘casa’ a impatto zero”, ha detto il cardinale Mauro Gambetti, presidente della Fabbrica di San Pietro, spiegando che “lo Stato della Città del Vaticano è impegnato da molti anni a promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso politiche ecologiche per salvaguardare l’ambiente e fornire strategie di risparmio energetico”. 

Il Comitato Scientifico di Progetto ha validato metodologie e progettualità, e monitora, rendiconta e certifica i risultati delle azioni, contribuendo con strumenti informativi e formativi coerenti con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, anche al dialogo interreligioso, come ha spiegato il coordinatore del progetto, Walter Ganapini. 

In questi anni è stata messa sotto osservazione anche l’aria che si respira in basilica, e i risultati finora raccolti mostrano che, sebbene sia un luogo molto frequentato – con una media giornaliera stimata di 45mila persone – “dispone di un efficace meccanismo di dispersione degli inquinanti, anche durante le ore di maggiore presenza dei fedeli, in virtù delle grandi volumetrie e dell’ottima ventilazione naturale”, come hanno riferito gli esperti.  

Promosso anche l’utilizzo dell’incenso, che “non determina un contributo significativo all’aumento delle concentrazioni di CO₂”.