MELBOURNE – Dopo sei giorni di deliberazioni, una giuria della Corte Suprema del Victoria in seduta a Morwell ha emesso il suo verdetto: Erin Patterson, 50 anni, è stata giudicata colpevole di omicidio e tentato omicidio per aver servito intenzionalmente un pasto contaminato con funghi velenosi, causando la morte di tre familiari e il grave avvelenamento di un quarto.
La donna è stata riconosciuta responsabile degli omicidi di Don e Gail Patterson, entrambi di 70 anni, e di Heather Wilkinson, 66 anni, sorella di Gail. È stata inoltre ritenuta responsabile per il tentato omicidio di Ian Wilkinson, 71 anni, pastore e marito di Heather, unico sopravvissuto al tragico pranzo avvenuto il 29 luglio 2023 nella casa della donna a Leongatha, Victoria.
L’imputata è rimasta impassibile mentre la portavoce della giuria pronunciava per quattro volte la parola “guilty” – colpevole – davanti al giudice Christopher Beale. In aula erano presenti alti funzionari della Squadra omicidi, mentre le famiglie Patterson e Wilkinson, compreso Ian, hanno scelto di non assistere alla lettura del verdetto.
Durante il processo, durato dieci settimane, la giuria ha ascoltato oltre 50 testimoni, tra cui medici, scienziati, amici, familiari e lo stesso Ian Wilkinson. Patterson ha sempre sostenuto che si trattasse di un “terribile incidente”, negando di aver voluto intenzionalmente avvelenare qualcuno. Tuttavia, il verdetto della giuria ha rigettato le sue “bugie” e ha stabilito che la donna ha agito con “intento omicida”.
Secondo l'accusa, Patterson aveva pianificato il crimine nei minimi dettagli. Aveva acquistato un essiccatore alimentare da 229 dollari e aveva visitato luoghi noti per la presenza di funghi velenosi nella regione di South Gippsland, come Loch e Outtrim. Dopo averli raccolti, li aveva essiccati, mescolati a funghi acquistati al supermercato e cucinati in dei filetti alla Wellington individuali, ispirati a una ricetta del libro RecipeTin Eats.
Particolarmente rivelatori sono stati i dettagli forniti da Ian Wilkinson, che ha riferito come i pasti fossero serviti in porzioni singole, su piatti di colore diverso: grigio per gli ospiti, arancione-marrone per Patterson. Questo, secondo l'accusa, ha permesso all’imputata di non ingerire il cibo contaminato.
“Preparare porzioni individuali le ha dato il pieno controllo sugli ingredienti”, ha detto il pubblico ministero Nanette Rogers. “Le ha permesso di dare l’impressione di condividere lo stesso pasto, assicurandosi però di non consumare il filetto avvelenato”.
Secondo Ian, Patterson aveva annunciato di avere un cancro dopo il pranzo, spiegando di voler discutere con la famiglia su come comunicarlo ai suoi figli. Ma anche questa si è rivelata una menzogna. Durante il processo, la donna ha ammesso che stava pianificando un intervento di bypass gastrico e che aveva mentito sulla malattia come copertura per la sua futura perdita di peso.
“La pubblica accusa sostiene che l’imputata non pensava che avrebbe mai dovuto giustificare quella menzogna”, ha affermato Rogers. “Non pensava che i suoi ospiti sarebbero sopravvissuti per smascherarla. La sua bugia sarebbe morta con loro”.
L’accusa ha inoltre presentato prove di discussioni precedenti in cui Patterson esprimeva risentimento verso la famiglia del suo ex marito, Simon Patterson, in particolare per motivi finanziari e religiosi.
L’avvocato di Erin Patterson, Colin Mandy, SC, nella sua arringa difensiva ha cercato di dipingerla come una persona isolata e ansiosa, bisognosa d'affetto e attenzione. “Ha raccontato delle bugie, ma ciò non la rende un’assassina”, ha affermato Mandy, definendo “illogica e assurda” la tesi dell'accusa.
Tuttavia, la giuria non ha creduto a questa ricostruzione e ha rigettato anche la tesi difensiva secondo cui Patterson avrebbe reagito in preda al panico dopo che i suoi ospiti, dopo circa 12 ore, avevano cominciato a sentirsi male, decidendo per esempio di gettare l’essiccatore in una discarica.