BRASILIA – La scelta di attivare un gruppo di lavoro funge da passo preliminare per il consolidamento di un’area di libero scambio all’interno della regione e per la difesa dei diritti umani e della pace. Nel primo incontro regionale dopo il ritorno di Lula alla presidenza, il Brasile ha ripreso in mano un ruolo centrale e il Venezuela è tornata a partecipare ai forum continentali.

Il Consenso de Brasilia - la dichiarazione finale di nove punti - non ha incluso l’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur) perché cinque Paesi non hanno aderito nuovamente al meccanismo. Il documento sostiene che l’integrazione regionale “dovrebbe essere parte delle soluzioni per affrontare le sfide condivise nella costruzione di un mondo pacifico; il rafforzamento della democrazia; la promozione dello sviluppo economico e sociale; e la lotta contro la povertà, la fame e ogni forma di disuguaglianza e discriminazione”.

All'incontro hanno partecipato i presidenti Lula da Silva, Alberto Fernández (Argentina), Luis Arce (Bolivia), Gabriel Boric (Cile), Gustavo Petro (Colombia), Guillermo Lasso (Ecuador), Irfaan Ali (Guyana), Mario Abdo Benítez (Paraguay), Chan Santokhi (Surinam), Luis Lacalle Pou (Uruguay) e Nicolás Maduro (Venezuela).

Il presidente del Perù, Dina Boluarte, non ha potuto partecipare all’incontro perché, secondo la costituzione peruviana “quando il presidente della repubblica esce dal territorio nazionale, l'incarico è affidato al primo vicepresidente” e “in sua assenza lo fa il secondo vicepresidente”, senza precisare cosa dovrebbe accadere se, come in questo momento in Perù, non ci sono vicepresidenti. Boluarte ha infatti assunto la presidenza, mentre era in carica come vicepresidente, dopo la destituzione del presidente Pedro Castillo votata dal Parlamento. Castillo aveva assunto il governo il 28 luglio 2021 con Boluarte nel carico di vicepresidente, dopo che la giustizia elettorale aveva squalificato il candidato alla carica di secondo vicepresidente, Vladimir Cerrón, condannato per corruzione, quando era già scaduto il termine legale per introdurre modifiche alle formule elettorali.

Nel corso dei lavori del summit dei presidenti sudamericani, non sono mancate le polemiche nei confronti del governo venezuelano.. Il presidente del Cile, Gabriel Boric, e quello dell’Uruguay, Luis Lacalle Pou, hanno criticato le dichiarazioni del capo di Stato brasiliano, Lula da Silva, che, durante un incontro bilaterale con Nicolás Maduro, aveva parlato della necessità, da parte del Venezuale, di attivare una propria “narrativa” sullo scenario politico ed economico del Paese, per reagire alla “negativa narrativa” messa in campo dagli oppositori internazionali del Venezuela, che parla di “antidemocrazia e autoritarismo”.

Boric ha risposto che la situazione in Venezuela “non è una costruzione di una narrativa” ma “una realtà seria”. E, sebbene il presidente abbia apprezzato il ritorno di Maduro nei forum regionali, ha comunque ribadito che il Cile continuerà ad affermare la sua posizione sui diritti umani in Venezuela.

“È la prima opportunità che abbiamo di condividere gli stessi spazi con Maduro e siamo contenti che il Venezuela possa tornare in questi contesti. È qui che si risolvono i problemi – ha sottolineato il presidente cileno -. Ma questo non significa chiudere gli occhi. Registro una discrepanza nelle dichiarazioni del presidente Lula. Non si tratta di una costruzione di una narrazione, è una realtà seria e l’ho visto negli occhi dei venezuelani che sono venuti nel nostro Paese”.

Medesima nota polemica anche da parte del Capo di Stato dellUruguay, Luis Lacalle Pou, che si è detto “sorpreso quando ha sentito che ciò che accade in Venezuela è una narrazione” e ha confermato invece che sono molti “nel mondo che cercano di mediare affinché la democrazia sia piena in Venezuela”.