ROMA - Il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, ha in programma una visita a Roma e ha chiesto un incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Lo segnala Bloomberg, secondo cui l’ambasciata statunitense a Roma ha comunicato al Ministero degli Affari Esteri italiano i programmi del vice di Trump.  

“I piani sono in evoluzione e potrebbero cambiare prima di essere finalizzati”, ha detto un funzionario Usa, spiegando che il cronogramma provvisorio prevede che il vicepresidente arrivi a Roma dal 18 al 20 aprile, e i diplomatici statunitensi hanno chiesto alle loro controparti italiane di coordinare un incontro con la premier.  

Al momento, da Palazzo Chigi non arrivano indicazioni ma gli uffici sarebbero al lavoro per organizzare l’incontro. Nei giorni scorsi aveva fatto molto discutere un passaggio dell’intervista della premier al Financial Times, in cui si era detta d’accordo con le dure parole contro l’Europa che il numero due americano aveva pronunciato a febbraio alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.  

Vance aveva, in quell’occasione, accusato l’Europa di “perdere i valori fondamentali condivisi con gli Stati Uniti”.  

Meloni, però, ha un’altra opinione: “Sono d’accordo con Vance, l’Europa si è un po’ persa”, aveva commentato la premier, poche ore prima che il vicepresidente Usa desse della “scroccona” all’Europa in fatto di difesa. Un giudizio poi condiviso dallo stesso Donald Trump, che aveva rincarato la dose definendo gli europei “parassiti”. 

La notizia riapre anche le tensioni nella maggioranza, con Matteo Salvini che rilancia subito la sua “diplomazia parallela”, iniziata con una conversazione telefonica con lo stesso vicepresidente lo scorso 21 marzo. Tra i temi trattati, aveva riferito la Lega, i migranti, l’Ucraina e “l’eccellenza americana nel campo della connessione satellitare”, ovvero Starlink.  

Il vicepremier aveva anche anticipato la volontà di una missione negli Usa con imprese e investitori, un’iniziativa considerata una ‘fuga in avanti’, che Salvini rilancia dando preventiva disponibilità a vedere il vice di Trump.  

Al contrario, Forza Italia tace, ma gli azzurri tengono anche un profilo bassissimo su un altro tema che nelle ultime ore sta evidenziando una divisione nella maggioranza: la condanna di Marine Le Pen.  

Salvini ha subito dato il suo supporto – come Orban, Elon Musk e il Cremlino – alla compagna di ‘famiglia’ europea (i Patriots), la cui condanna è vista come “una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles”.  

Meloni, da parte sua, si è rifugiata dietro una dichiarazione diplomatica dicendo di non conoscere le contestazioni mosse alla leader francese, né le ragioni di una decisione così forte.  

Forza Italia, con Antonio Tajani, ribadisce il “garantismo” come uno dei principi fondamentali del partito, per cui “tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, alla condanna definitiva, e anche la signora Le Pen per me è innocente”, ma non risparmia una ‘frecciata’ all’alleato leghista: “E’ una sentenza della giustizia francese e l’Europa non c’entra niente”, ha detto rispedendo al mittente l’accusa lanciata da Salvini. 

Altro tema divisivo è quello dei dazi, proprio alla vigilia del ‘liberation day’ il giorno in cui saranno ufficializzate le nuove tariffe doganali decise da Trump.  

Per Salvini, che qualche tempo fa aveva parlato di “opportunità”, è sbagliata l’idea di “vendicarsi” che attribuisce alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e auspica invece negoziati bilaterali tra Roma e Washington, senza seguire la risposta europea.  

Una linea totalmente diversa da quella di Forza Italia, secondo cui “non possiamo andare per conto nostro a trattare sui dazi”, con Tajani che ricorda che le regole le fa la Commissione Europea: “Stiamo nell’Unione Europea e ne siamo parte”.