MELBOURNE - L’Assemblea, istituita nel 2018 dall’ex premier Daniel Andrews per rappresentare gli aborigeni nei negoziati sul Trattato, sarà trasformata in un organismo permanente finanziato con fondi pubblici. Avrà il compito di fornire pareri su leggi e politiche che riguardano direttamente le comunità aborigene, in ambiti cruciali come sanità, istruzione, giustizia e tutela dei minori.

La premier Jacinta Allan, insieme ai copresidenti dell’Assemblea Rueben Berg e Ngarra Murray, ha annunciato che i negoziati per dare maggiore voce agli aborigeni nella definizione del loro futuro sono in fase avanzata. Anche se non sono ancora stati resi noti i dettagli completi, verrà istituito un comitato per controllare la spesa e valutare i progressi sugli obiettivi di Closing the Gap.

A sostegno dell’iniziativa, l’anziana Gunditjmara Aunty Jill Gallagher ha dichiarato: “Se i vittoriani avessero compreso davvero ciò che chiedevamo lo scorso anno, forse avrebbero votato Sì”.

Di contro, i critici come Warren Mundine, volto della campagna nazionale del “No”, hanno bollato la proposta come “antidemocratica” e contraria alla volontà popolare espressa nel referendum.

Il ministro statale per il Trattato Natalie Hutchins ha difeso l’espansione del ruolo dell’Assemblea, affermando che ascoltare le persone direttamente interessate porta a politiche più efficaci.

Attualmente composta da 33 membri eletti, l’Assemblea gestisce un Self-Determination Fund da 65 milioni di dollari ed è soggetta al controllo di enti indipendenti come il Victorian Auditor-General e lo Ombudsman.

Sebbene non avrà potere di veto, il suo peso consultivo potrebbe influenzare profondamente le politiche future.