I latini dicevano che il “vino fa buon sangue”, facendo riferimento ai presunti effetti terapeutici di questa antica bevanda. In effetti, negli anni sono state sempre più numerose le evidenze scientifiche che hanno sottolineato l’azione protettiva sull’organismo di alcune sostanze del nettare di Bacco, in primis la presenza di antiossidanti come il resveratrolo che, tra gli altri, riduce l’invecchiamento cellulare. Ma il vino, soprattutto rosso, avrebbe effetti benefici anche sul cuore, non solo perché ricco di polifenoli ma anche per la sua capacità di contrastare le ceramidi, particolari lipidi presenti nel sangue che favoriscono la deposizione del colesterolo “cattivo” (Ldl) nella parete delle arterie, contribuendo così all’aterosclerosi. È questa una nuova ipotesi a cui si stanno lavorando i ricercatori che avvieranno presto la prima sperimentazione clinica all’interno di un Dottorato di ricerca per verificare il possibile effetto “scudo” del vino contro le ceramidi. Lo studio previsto consentirà di comprendere meglio i meccanismi biologici alla base dell’effetto cardioprotettivo del vino e potrebbe aprire la strada all’identificazione di un nuovo bersaglio terapeutico. Obiettivo della ricerca, dimostrare che l’assunzione lieve/moderata di vino può avere effetti cardiovascolari benefici agendo sulla riduzione delle ceramidi, acidi grassi presenti in quantità elevata nel sangue dei pazienti colpiti più volte da eventi ischemici come l’infarto cardiaco. Gli studi finora pubblicati hanno dimostrato che le ceramidi tendono ad aumentare il rischio di malattia coronarica e di recidiva di eventi cardiaci come l’infarto, anche in soggetti trattati farmacologicamente in modo ottimale per la riduzione del colesterolo Ldl. I benefici del consumo lieve/moderato di vino (12 grammi di alcol al giorno nella donna e 25 grammi nell’uomo, corrispondenti rispettivamente a uno o due bicchieri da 125 ml) sono stati ampiamente dimostrati, in particolare l’assunzione di vino rosso è stata correlata a un minor rischio di malattia coronarica. Studi epidemiologici e meta-analisi hanno principalmente attribuito questo risultato alla grande varietà di composti polifenolici presenti nel vino rosso, come ad esempio il resveratrolo che inibisce la formazione di fattori infiammatori che causano malattie cardiovascolari. Tuttavia, i meccanismi biologici responsabili dei suoi effetti cardioprotettivi non sono completamente chiariti. A oggi il potenziale effetto benefico del vino consumato in modo lieve moderato sembra essere prevalentemente legato a un aumento nel sangue del colesterolo “buono” detto Hdl e a una riduzione dell’ossidazione del colesterolo “cattivo” Ldl. Peraltro, non vi sono dati sul possibile effetto del vino sulle ceramidi, che sembrano avere un ruolo di facilitatori nel processo di aterogenesi favorendo con vari meccanismi la deposizione del colesterolo Ldl nella parete delle arterie causandone così la progressiva ostruzione. Lo studio mira proprio a cercare di chiarire, attraverso un’assunzione controllata in modo sperimentale di una certa quantità di vino, se parte dell’effetto benefico di questa popolare bevanda sul sistema cardiovascolare possa passare anche attraverso la modificazione nel sangue di queste ceramidi che, in prospettiva, potrebbero diventare un nuovo target terapeutico. Intanto, bere un bicchiere di vino rosso a cena può migliorare la salute del cuore delle persone affette da diabete di tipo 2. Almeno questo è quanto emerso da uno studio. I ricercatori hanno coinvolto nella ricerca 224 pazienti con un’età compresa tra i 45 e i 74 anni, solitamente astemi. Ai soggetti è stato assegnato in modo casuale il compito di bere 150 ml di acqua minerale, vino bianco o vino rosso a cena per un periodo di due anni. Ebbene, il consumo moderato di vino rosso è risultato associato a livelli di grassi nel sangue più sani. Quindi, più colesterolo “buono” che “cattivo”, che riduce il rischio di sviluppare malattie cardiache Alcuni partecipanti allostudio, che hanno bevuto vino rosso, avevano anche un miglior controllo di zucchero nel sangue. Gli stessi benefici non sono stati invece osservati in chi ha bevuto il vino bianco. Questo perchè il vino rosso ha quantità sette volte più alte di fenoli e resveratrolo, un composto naturale che si trova nella buccia dell’uva rossa. Le differenze riscontrate tra vino rosso e bianco sono opposte all’ipotesi iniziale e cioè che gli effetti benefici del vino sono mediati prevalentemente dall’alcol. In effetti, l’unico effetto comune del vino rosso e bianco è stato quello di favorire il sonno. Per il resto il vino rosso è risultato migliore per via delle proprietà naturali che contiene. Tuttavia, i ricercatori invitano alla cautela, avvertendo che i benefici del bere vino devono essere soppesati ai potenziali rischi. Ma quanto zucchero contiene esattamente un bicchiere di vino? Alcune aziende vinicole aggiungono zucchero ai vini rossi secchi dopo la fermentazione in modo che abbiano un sapore più morbido per il palato, ma come si fa a sapere quanto zucchero c’è nella bottiglia o nel bicchiere di quello che si sta sorseggiando? La risposta starebbe nel fatto che il vino è per natura un po’ acido e gli aggiustamenti possono aiutare a bilanciare gli elementi di dolce e acido, quindi i produttori di vino sono autorizzati dalle normative ad apportare modifiche alla dolcezza dopo la fermentazione per ottenere gli stili di vino desiderati. Tuttavia un bicchiere da poco più di 140 gr di vino rosso da tavola contiene in genere circa 0,9 grammi di zucchero totale, mentre un bicchiere di chardonnay contiene circa 1,4 grammi. Un vino dolce da dessert, tipicamente servito in un bicchiere più piccolo, contiene fino a 7 grammi di zucchero. Ma a seconda di dove è stato prodotto il vino, il totale può includere zucchero aggiunto o da succo d’uva non fermentato, insieme allo zucchero che si trova naturalmente nell’uva. Le linee guida dietetiche in genere raccomandano di limitare l’assunzione di zuccheri aggiunti a non più del 10% delle calorie giornaliere, ovvero circa 12 cucchiaini o 50 grammi mentre i cardiologi raccomandano di limitare ulteriormente l’assunzione: non più di sei cucchiaini (circa 25 grammi, o 100 calorie) al giorno per le donne e non più di nove cucchiaini (36 grammi, 150 calorie) al giorno per gli uomini. In genere, però, le percentuali sono indicate sulle etichette.