CANBERRA - La decisione emessa oggi deriva dalla sentenza del novembre del 2023 che aveva stabilito l’illegalità della detenzione a tempo indeterminato di soggetti arrivati senza visto in Australia e privi della prospettiva di venire deportati in un paese terzo.
La decisione impose al governo federale di rilasciare dai centri di detenzione 215 clandestini entro il 18 ottobre 2024. Di questi, 143 erano stati assoggetati al monitoraggio elettronico e 126 alle restrizioni di coprifuoco, misure adottate in seguito all’introduzione di una legislazione d’emergenza da parte del governo.
La Corte Suprema ha ritenuto che tale legislazione superasse i confini della separazione dei poteri esistenti tra i tribunali che amministrano le punizioni penali e il governo federale. La violazione delle condizioni del visto temporaneo, inclusi coprifuoco e monitoraggio elettronico, avrebbe comportato una pena minima obbligatoria di un anno di reclusione. Nella sentenza di oggi, la Corte ha dichiarato che “l’imposizione della condizione di coprifuoco e di monitoraggio è, in via preliminare, punitiva e ingiustificata”.
Il caso era stato sollevato da un cittadino eritreo, ora privo di alcuna cittadinanza, rilasciato nel novembre dell’anno scorso, che era stato incriminato di sei reati per non aver rispettato il coprifuoco.
Clare Sharp, consulente legale del Dipartimento per gli Affari Interni, ha riferito che il governo aveva preso in considerazione tutti gli esiti possibili della sentenza, inclusa una possibile nuova legislazione.
Il monitoraggio elettronico o il coprifuoco non erano mai stati applicati a 64 persone, mentre 28 ex detenuti sono stati presi in custodia dalla polizia. Dei 215 rilasciati, molti hanno precedenti penali per gravi reati. Dal momento della liberazione, 62 persone sono state nuovamente detenute e 65 sono state accusate di nuovi reati.
L’opposizione ha sottolineato nell’aula del parlamento quella che ha definito una sconfitta imbarazzante del governo che ora si ritrova alle prese con il problema di garantire la sicurezza delle comunità dove i clandestini sono stati rilasciati, problema che aveva ritenuto risolto.