Lavoratrice in aeroporto al tempo del Coronavirus con la “paura di restare a casa, sempre meno voli, passeggeri che temono di rimanere a terra”: una confusione generale. Sono le 7 di sera a Sydney e un vento fresco si insinua tra le vie della città. Al riparo, nella penombra della sua camera, Anthea Fadda è già a letto, sotto le coperte: “Ho la sveglia domattina alle 3 per andare in aeroporto”.La 29enne sarda, a differenza dei tanti connazionali che vi si recano tentando il rimpatrio, in aeroporto ci lavora. “Sono addetta all’assistenza a terra da quattro anni e mezzo, mi occupo del cargo e dei bagagli, dalla partenza all’arrivo del velivolo”.
C’è un’atmosfera strana al solitamente trafficato Kingsford Smith dove “molti voli vengono cancellati, pochi decollano, è sempre più tranquillo, un deserto”. Si respira anche lì, inevitabilmente, aria di crisi “siamo tutti spaventati per il lavoro, già qualcuno è stato lasciato a casa” continua “è da un po’ che non vedo molti volti conosciuti, i punti di ristoro hanno chiuso, si è salvato solo qualche caffè con servizio take-away”.
Tanti cambiamenti, anche fra i passeggeri: “Sono tutti stranieri che rimpatriano, corrono per cercare di prendere il volo, sperando non venga annullato all’ultimo. Si dividono principalmente in due grandi categorie” ride “quelli terrorizzati che, giustamente, indossano mascherine, guanti e si attengono rigorosamente alle prescrizioni e chi, invece, se ne infischia delle regole, non rispetta le distanze di sicurezza” prosegue “ho visto un video di recente ripreso da un pilota dove la gente, in fila per uscire dai controlli del passaporto, si accalca, uno addosso all’altro, tutti ammassati fra loro”. Scene che, purtroppo, spesso si vedono anche in città dove la paura del virus non sembra aver attecchito ovunque.
Gli aerei che solcano i cieli tersi di Sydney sono sempre meno e quelli che riescono ad arrivare qui “sono pieni di persone che tornano in quella che per loro è casa, dai compagni, dai figli, dalla famiglia” e, conclude, “gli abbracci, agli arrivi, di chi ce la fa a tornare, sono sicuramente più forti, intensi”.
Ma da domenica anche quelli sono rimandati perché, ora, chi ce la fa deve andare direttamente in quarantena presso le strutture organizzate nel NSW.