CANBERRA - In Australia, i candidati politici potrebbero presto dover rispettare limiti sulle donazioni e sui fondi spesi nelle campagne elettorali federali. Secondo una proposta di legge che sarà presentata al parlamento lunedì, i donatori potranno contribuire fino a un massimo di 20mila dollari all’anno per candidato, con un tetto di spesa di 800mila dollari per candidato in ciascun collegio elettorale.
Per i senatori, la spesa sarà limitata a 200mila dollari per seggio nello stato, con un limite complessivo di 9,2 milioni di dollari nel New South Wales e di 600mila nell’Australian Capitale Territory. Le riforme non entrerebbero in vigore prima della prossima elezione federale, prevista per maggio 2025, ma saranno applicabili dal 1° luglio 2025.
Sindacati e gruppi d’interesse come Climate 200 saranno soggetti a queste restrizioni, che hanno già ricevuto il sostegno di principio da parte della Coalizione. Per le organizzazioni non partecipanti direttamente alle elezioni, il limite di spesa sarà di 11 milioni di dollari, mentre il tetto federale per i partiti registrati sarà di 90 milioni di dollari.
La nuova legge promuoverà anche una maggiore trasparenza sui finanziamenti, abbassando la soglia per la divulgazione delle donazioni a mille dollari e introducendo resoconti mensili in tempo reale. Durante le campagne elettorali, i resoconti assumeranno una frequenza settimanale, per poi divenire giornalieri nella settimana prima e dopo il giorno delle elezioni.
Il ministro del Lavoro Murray Watt ha spiegato che queste misure sono pensate per evitare che l’Australia segua il modello statunitense, dove individui ricchi possono influenzare le elezioni.
“Credo che tutti gli australiani abbiano interesse a tenere fuori dalla politica il grande denaro”, ha dichiarato Watt, sottolineando che le elezioni dovrebbero essere vinte sulla base delle linee politiche presentate, non sulle spese investite nelle campagne elettorali.
Tuttavia, le parlamentari Teal Zali Steggall e Kate Chaney si sono espresse contro la proposta, sostenendo che finirebbe per favorire i partiti maggiori a discapito della concorrenza.
Di parere simile il senatore indipendente David Pocock, che ha anche sottolineato che serve un equilibrio per tutelare gli indipendenti e ha criticato il governo per la fretta con cui vuole approvare la legge, ritenendo dannoso un processo legislativo privato della adeguata consultazione parlamentare.