Il 2024, “Anno delle radici italiane”, è anche l’occasione per riscoprire le antiche tradizioni popolari legate sia alla religione cattolica, sia ai più antichi culti pagani.
Il Carnevale, iniziato ufficialmente il 13 gennaio e che finirà il 13 febbraio (martedì grasso), è l’esempio di come il Cristianesimo abbia nei secoli inglobato i riti di altre religioni, arricchendoli di nuovi significati.
Così il Carnevale è diventato il momento di festa sfrenata prima del raccoglimento e dell’austerità della Quaresima (non a caso, il giorno successivo al martedì grasso è il mercoledì delle ceneri).
È il momento in cui tutto è possibile, dove la finzione diventa realtà e la realtà diventa inganno. Dove ci si maschera, sperimentando nuove identità. Dove gli spiriti escono dal loro regno e invadono il nostro mondo.
In Basilicata questo patrimonio di tradizioni e riti si innesta sull’antica cultura rurale e pastorale, sulla transumanza (lo spostamento dei greggi da un luogo all’altro), sulle raffigurazioni di animali e altre simbologie.
È un’usanza talmente radicata in tutto il territorio che ben 9 Comuni hanno formato la “Rete dei Carnevali con valenza antropologica e culturale”, per tutelare e promuovere le tradizioni antiche del territorio, con le loro maschere storiche, distinguendole da altre manifestazioni, legittime ma più commerciali.
Il Comune capofila è Tricarico (Matera), che ha proposto ad altri Comuni lucanoi lucani un cammino condiviso un coordinamento dei singoli percorsi legati al Carnevale, con la creazione di eventi aggiuntivi, anche “fuori stagione”.
Le maschere tipiche di Tricarico sono l’Mash-kr (in dialetto) che personificano il Toro e la Mucca. Quest’ultima è una maschera caratterizzata da un cappello a falda larga coperto da un foulard bianco e da un velo decorato con lunghi nastri multicolori che scendono fino alle caviglie per la mucca. Un copricapo nero addobbato con lunghi nastri rossi designa il Toro.

Il Toro e la Mucca di Tricarico (foto Apt Baslicata).
L’unicità di Satriano (Potenza) è rappresentata dalla “foresta che cammina” dove gli alberi diventano uomini e gli uomini diventano alberi (come nelle Metamorfosi di Ovidio) ispirati alla figura misteriosa del Rumita, anima silente, che rappresenta lo spirito del bosco.
È interessante notare che tutte le culture tradizionali e rurali, in ogni luogo del mondo, attribuiscono una personalità alla Natura. In Sudamerica, per esempio, esiste la Pachamama.
Il Carnevale di Teana (Potenza) è uno dei più noti e seguiti in terra lucana e il protagonista principale è l’Orso. Contro di lui, l’ultimo sabato di Carnevale, si svolge un “processo”, parodia della Passione di Gesù.

L'Orso del Carnevale di Teana (foto Apt Basilicata).
La sfilata di Cirigliano (Matera), con Pulcinella e le maschere delle 4 stagioni e i 12 mesi dell’anno, parte dal cinquecentesco Castello Baronale per poi snodarsi tra le suggestive viuzze del centro storico illuminate dalla luce delle fiaccole e rallegrate dalla festosità del corteo.
Le maschere cornute di Aliano (Matera, dove è ambientato il romanzo Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi) rievocano creature demoniache e goffe, il cui carattere minaccioso è mitigato dai coloratissimi cappelloni che ne decorano il capo.
I figuranti che le indossano sfilano così per il borgo, muovendosi al suono di fisarmoniche e cupa-cupa (o putipù, uno strumento a frizione diffuso in tutta l’Italia del Sud).

Maschere demoniache di Aliano (foto Apt Basilicata)
Durante il Carnevale di San Mauro Forte (Matera) i campanacci spezzano la quiete del borgo con il loro suono cupo e assordante che si propaga lungo le strade e i vicoli, fino alla torre normanna.
A Lavello (Potenza) si animano i tipici “festini”, dove si balla fino al mattino con il Domino, maschera caratterizzata dalla lunga tunica in raso.
Il Carnevale di Montescaglioso (Matera) ha una doppia anima: il Martedì Grasso va in scena il “Carnevalone Tradizionale” che vede sfilare gruppi mascherati che suonano campanacci. La domenica che precede il Martedì Grasso è la volta del “Carnevale Montese” con la sfilata di imponenti carri allegorici.
Star del Carnevale di Stigliano (Matera), con radici antiche che nel corso del tempo ha subito evoluzioni, è la maschera del Pagliaccio con in mano un fiasco di vino e il cupa cupa, simbolo del contatto mai spezzato con il passato.
Ma attenzione, anche fuori dalla Rete dei Carnevali, ogni Comune lucano ha un programma di festeggiamenti e manifestazioni che continuano fino al 13 febbraio.
A Pietrapertosa (Potenza, il Comune più alto della Regione, a 1088 metri, sulle cosiddette Dolomiti Lucane) va in scena il processo al Carnevale con il corteo che, giunto in piazza, procederà alla sua condanna.
A Trecchina (Potenza) la cupa – cupa porta il ritmo delle rime del Contacronze, vestito con cappellaccio scuro e giubba dei pastori.
Tra i vicoli di Pomarico (Matera) sfila un corteo che vede protagonisti Pulcinella e la moglie Zeza, accompagnata dal canto di una canzone dai toni un po' spinti.
Ad Accettura (Matera) campanacci, zampogne e ciaramelle accompagnano la festa di S. Antuono.
Ad Armento (Potenza) va in scena il rogo di Carnevale, rito scaramantico che ha il significato di scacciare il male e di lasciarsi alle spalle il passato. Sempre in Provincia di Potenza, a Picerno, un lungo corteo conduce al rogo. Anche a Tursi (Matera) i Pupazzoni subiscono la stessa sorte, in un misto di orrido e grottesco che, in fin dei conti, è la vera essenza del Carnevale.