Scende al 5,1% il tasso di disoccupazione in Australia, percentuale inferiore rispetto a quella registrata prima della crisi coronavirus, quando, nel marzo 2020, era stata fissata al 5,3%.
L’aggiornamento fornito dallo Australian Bureau of Statistics vede il livello per lo scorso mese di maggio 2021 scendere al 5,1%, lo stesso registrato alla fine di febbraio del 2020 in coincidenza con il picco del mercato azionario, che, immediatamente dopo, aveva registrato una brusca caduta.
Creati a maggio 115.200 nuovi posti di lavoro, per un totale di partecipazione al lavoro di 13milioni e 125mila australiani. Un primato.
Il numero di persone con un lavoro è ora superiore di 130mila unità rispetto a quello del periodo che ha immediatamente preceduto la crisi sanitaria, inoltre il numero di offerte di lavoro è al livello più alto degli ultimi 12 anni.
Un dato collaterale di interesse è quello che sta ad indicare come il mercato del lavoro australiano si stia riprendendo con vitalità, a dispetto del ridotto aumento demografico annuale, solo uno 0,5%, determinato dal blocco dell’immigrazione.
Philip Lowe, governatore della Reserve Bank, ha salutato con soddisfazione il calo della disoccupazione: “Il livello di occupazione in Australia è al di sopra del livello pre-pandemia. Australia e Nuova Zelanda sono le uniche economie avanzate al mondo in cui sia avvenuto tutto questo”.
Il consiglio direttivo della Reserve Bank si è impegnato a mantenere i tassi di interesse al minimo storico dello 0,1% almeno fino al 2024, parte di un piano di ampio respiro volto a portare il livello di disoccupazione al di sotto del 5%. La rapida e sorprendente ripresa economica e il parallelo calo della disoccupazione potrebbero indurre il governatore Lowe a rivedere la scadenza del 2024 anticipandola, stando al parere di alcuni economisti, al giugno del prossimo anno.
Appare sempre più incontrovertibile la tesi secondo la quale l’Australia ha evitato un tasso di disoccupazione a doppia cifra solo grazie a quei circa 300 miliardi iniettati dal governo federale nell’economia attraverso molteplici misure di stimolo e di tutela dei lavoratori.
Il totale dei disoccupati è ora pari a 701.100, il più basso da dicembre 2019 ed estremamente prossimo a quello fisiologico in una economia avanzata.
Due fattori potrebbero presto determinare un più robusto aumento dei salari rispetto allo 1,5% dello scorso anno: un tasso di disoccupazione inferiore al 5% provoca storicamente un aumento dei salari.
Il ridotto aumento della popolazione, determinato dal blocco all’immigrazione, ha creato carenza di competenze, con la conseguenza che presto i datori di lavoro potrebbero offrire salari superiori per potersi assicurare le prestazioni di personale specializzato.